Una riunione straordinaria della Conferenza Unificata Stato-Regioni sull'(ordinaria) “emergenza cinghiali” per portare al tavolo del confronto tra Governo, Regioni ed Enti locali una situazione di crisi che ormai interessa l’intero Paese: lo ha chiesto il rappresentante dell’Unione delle Province d’Italia (Upi), Piero Marrese, presidente della Provincia di Matera, al ministro degli Affari regionali Francesco Boccia durante la Conferenza Unificata di ieri. “L’emergenza per la sicurezza dei cittadini e la crescita esponenziale dei danni in agricoltura determinata dall’aumento straordinario della popolazione di cinghiali ormai riguarda tutto il Paese, le aree urbane come quelle interne”, ha detto l’esponente delle Province. “La moltiplicazione di questi animali sta mettendo in serio pericolo la sicurezza degli automobilisti, e l’indebolimento delle polizie provinciali imposto dalla riforma delle Province ha reso sempre meno stringenti ed efficaci i controlli. Serve un’azione sinergica di tutte le istituzioni, per trovare soluzioni strutturali ed efficaci nel lungo periodo, ma occorre anche affrontare le problematiche relative al risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica. Gli agricoltori – ha sottolineato Marrese – aspettano risposte da tempo”. “Sta diventando un’emergenza nazionale, sotto il profilo dei danni e della sicurezza per l’incolumità di cose e di persone”, per il presidente della Regione Molise, Donato Toma, che ha parlato in rappresentanza della Conferenza delle Regioni.
LE ASSOCIAZIONI ANIMALISTE PROPONGONO I VACCINI CONTRACCETTIVI
Anche le città sono in allarme: “Oggi i sindaci hanno il problema della presenza dei cinghiali che dalle zone protette, in particolare, si muovono verso i centri abitati, fenomeno – ha spiegato il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, chiedendo un tavolo tecnico ai ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente – che crea problemi di sicurezza in tutte le aree fortemente urbanizzate, e questo è un tema su cui abbiamo difficoltà a trovare le soluzioni opportune”. Una proposta arriva dalle associazioni animaliste Animalisti italiani, Lav e Enpa – intervenute nei giorni scorsi dopo una delibera sul controllo numerico dei cinghiali della giunta capitolina -, che suggeriscono (per Roma, ma vale anche altrove) una gestione del problema che non passi per il ricorso alle doppiette, come si è fatto finora. Si dovrebbe “iniziare da un efficiente servizio di pulizia giardini delle periferie urbane, le cui aree verdi non curate e rinselvatichite risultano altamente attrattive per i cinghiali” e soprattutto “adottare una soluzione non-violenta costituita dai vaccini immuno-contraccettivi, la cui efficacia risulta da tempo comprovata: è sufficiente, infatti, una somministrazione perché una femmina di cinghiale non si riproduca per un periodo che può arrivare fino a cinque anni”. Ma, come conferma il naturalista Nicola Bressi, direttore dei Musei scientifici di Trieste e amico di 24zampe, “contraccettivi per cinghiali liberi e selvatici non ce ne sono. È una ‘fake news’ che gira da anni”. E così si torna all’inizio: “Non essendoci predatori naturali in aree urbane, resta l’abbattimento di sole femmine nelle zone dove c’è necessità di far calare il numero”, conclude l’esperto. (nelle foto in alto e sopra cinghiali per strada a Roma e a Bari)