In poco meno di un anno sono state 320 le “vacche sacre” catturate grazie alla task force coordinata dal Commissariato di Cittanova della Polizia di Stato, con l’ausilio della Polizia provinciale e dei carabinieri forestali. Si tratta di bovini che, nelle campagne calabresi del reggino, vagano liberi con pesanti conseguenze per l’agricoltura e la sicurezza stradale, gestiti da cosche della ‘ndrangheta. L’attività della task force, coordinata dalla Prefettura di Reggio Calabria ed avviata anche su richiesta dei sindaci del comprensorio e del Comitato “No Bull”, nato proprio a Cittanova, prevede la narcotizzazione degli animali catturati, che successivamente vengono sottoposti a visita veterinaria e poi collocati in quarantena.
ANIMALI ABBATTUTI SOLO IN CASO DI RISCHIO SANITARIO
Gli animali vengono abbattuti soltanto nel caso in cui i veterinari che vengono interpellati dopo la cattura dei bovini riscontrino pericoli sanitari. Il fenomeno delle “vacche sacre” ebbe origine negli anni ’80 quando a Cittanova i proprietari abbandonarono gli animali sul territorio dopo lo scoppio di una faida tra alcune cosche della ‘ndrangheta a causa della quale molti affiliati furono uccisi ed altri si resero irreperibili o furono arrestati, lasciando così gli animali allo stato brado. Nessuno degli agricoltori e degli automobilisti incappati nelle “vacche sacre”, tranne rare eccezioni, ha mai osato ribellarsi di fronte a questa situazione, nel timore di possibili conseguenze. Da qui la denominazione data agli animali.
– Dicembre 2017 – In Calabria sindaci e cittadini in piazza per dire basta alle “vacche sacre” della ‘ndrangheta