AGGIORNAMENTI IN CODA AL POST
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Il ministero dell’Ambiente ha elaborato il nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” che non prevede le uccisioni, quegli “abbattimenti controllati” che erano previsti nel precedente piano del 2017 e che avevano provocato accese polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti sino al congelamento del provvedimento nella Conferenza-Stato-Regioni. Esclusa dal piano lupo, dunque, la riapertura della caccia, mentre rimangono tutte le altre misure per permettere la convivenza fra lupi e bestiame. Soddisfatti gli animalisti, che da anni si impegnano contro chi vuole rimettere nel mirino i grandi predatori. Per Enpa si “va nella giusta direzione: quella di aver accantonato ogni ipotesi di uccisione e di aver puntato con decisione sulla strada, scientificamente valida, della prevenzione”. Per Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici di Lav – che ringrazia il ministro Costa “per avere mantenuto suo impegno, i Lupi sono salvi!” -, è necessario che le “Regioni si impegnino per rapida attuazione delle misure di prevenzione” e “Comuni e Asl su sterilizzazioni cani”. Per il Wwf “la lungimiranza delle battaglie che negli anni ’70 ha garantito la sopravvivenza a questo straordinario animale, deve essere [oggi] accompagnata da un’intelligente gestione della convivenza”, per Oipa una “vittoria etica e normativa, esempio di come la convivenza con i grandi carnivori possa esulare dagli abbattimenti”.
ORA LA CONFERENZA STATO-REGIONI DEVE APPROVARLO
Coldiretti, dal canto suo, chiede di salvare “le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi” rilevando che “non si possono costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane”. Il nuovo piano del ministro Sergio Costa, che sostituisce quello in vigore del 2002 ed è stato consegnato alla Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione, prevede 22 azioni che puntano al “contrasto del bracconaggio”, “alla conservazione” della biodiversità e alla “prevenzione delle ibridazioni tra lupi e cani, causa dei maggiori contrasti con le attività produttive sul territorio”. Fra gli interventi, a quanto si apprende, sono allo studio misure sperimentali sull’esempio di alcuni Paesi europei. Non tutte le Regioni sarebbero d’accordo, però: la Toscana, ad esempio (aggiornamento del 3 aprile 2019). Il documento di 55 pagine, redatto dopo consultazioni con Regioni, Province Autonome, Ispra e portatori di interesse, aggiorna al 2017-2018 la stima della distribuzione della popolazione di lupo sulle Alpi aumentata a 293 individui rispetto ai 100-130 indicati nel 2015 mentre sugli Appennini la stima è confermata in 1.580 animali in media con i valori compresi tra 1.070 e 2.472.
IN ITALIA CI SONO CIRCA 2MILA ESEMPLARI, IL 9-10% DEI LUPI D’EUROPA
In Italia, ricorda il Piano, è presente circa il 9-10% della consistenza del lupo a livello europeo (tolta la Russia) e il 17-18% a livello comunitario. Dal nuovo Piano Lupo emerge che il ministero dell’Ambiente rafforza e allarga il proprio coinvolgimento: ad esempio sostiene il monitoraggio di questo predatore attraverso il supporto tecnico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) in modo da avere dati più affidabili – in assenza di un censimento preciso – e punta ad una maggiore informazione e comunicazione pubblica dell’impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie. “Occorre conoscere con la maggiore precisione possibile quanti lupi abbiamo in Italia, perché spesso si grida ‘al lupo, al lupo’ ma si tratta di ibridi o di cani vaganti” spiega Costa. “Il lupo – spiega infine il ministero – è una specie protetta dalla normativa comunitaria e da convenzioni internazionali ed è anche molto studiato, in Italia è stato oggetto dello svolgimento di 18 progetti cofinanziati dalla Commissione Europea, alcuni dei quali attualmente in corso”.
- Maggio 2018 – Ottanta parlamentari della Ue chiedono un “piano lupo europeo”
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AGGIORNAMENTI DEL 3 APRILE 2019
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VENETO: DELUSI DAL PIANO DI COSTA
“Siamo un po’ delusi, devo ammetterlo”, afferma oggi l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan. “In tutti i paesi europei dove il ritorno del grande carnivoro è ormai consolidato – prosegue Pan in una nota – dalla Francia alla Finlandia, dalla Slovenia alla Croazia, l’impianto legislativo è volto a favorire la convivenza tra lupi e attività antropiche consentendo anche forme di controllo della specie e di tutela nei confronti degli insediamenti umani e delle attività di pascolo e di allevamento. Perché in Italia non dovrebbe essere possibile raggiungere una gestione più controllata di questa specie predatoria?”.
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CIA-AGRICOLTORI: IL PIANO E’ PEGGIORATIVO
Il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia è fortemente peggiorativo rispetto al precedente e non equilibrato rispetto alle esigenze e ai valori delle diverse componenti della società e dei territori. Lo afferma Cia-Agricoltori Italiani, nel precisare che “il lungo lavoro fatto negli anni passati con il ministero è stato in gran parte vanificato per seguire indicazioni estreme, ideologiche, emozionali e non scientifiche”. Il punto in questione è la possibilità, come previsto dalla Direttiva Habitat e riconosciuto in tutti i Paesi europei, di attivare misure controllate di contenimento nel caso di conclamati rischi per la salute pubblica o per prevenire seri danni alle attività agricole e zootecniche. Con la nuova proposta questo capitolo, invece, è stato cancellato senza aver ascoltato le parti sociali interessate.