La pesca illegale si combatte riconoscendo i diritti umani nel lavoro

Per sconfiggere la pesca illegale e garantire uno sviluppo sostenibile del settore occorre coinvolgere maggiormente i pescatori e le loro rappresentanze nelle misure di conservazione e gestione delle risorse, come anche affrontare il tema del lavoro decente nel rispetto della Convenzione ILO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha come obiettivo la giustizia sociale e il riconoscimento universale dei diritti umani nel lavoro. E’ il messaggio lanciato dalla Uila Pesca in un convegno, dove ha presentato una ricerca condotta con il contributo del ministero delle Politiche agricole, che analizza i cambiamenti del diritto internazionale del mare e della pesca; questo alla luce dell’entrata in vigore della Convenzione ILO C 188 non ancora ratificata dall’Italia e dall’Accordo Fao sulle misure nella lotta alla pesca illegale.

UILA PESCA: LA PESCA ILLEGALE SI BATTE CON IL LAVORO DECENTE

“La lotta alla pesca illegale – ha spiegato il segretario di Uila Pesca, Fabrizio De Pascale – è stata per anni al centro delle organizzazioni internazionali che hanno però sottovalutato l’aspetto umano di questa attività, legato alla violazione dei diritti delle persone; a cambiare le cose è stata nel 2016 l’azione congiunta della Santa Sede e della Fao nel riconoscere a tutti i pescatori che i diritti del lavoro sono diritti umani”.

COINVOLGERE I PESCATORI NEI PROCESSI DI CONSERVAZIONE

Per quanto riguarda il necessario coinvolgimento dei pescatori nei processi decisionali, la Uila Pesca fa notare che l’Unione europea ha addirittura eliminato la parola pescatore nel Regolamento di base della riforma della Politica comune della pesca del 2013, sostituendola con il termine ‘operatore’. Andrebbero poi studiate nuove modalità di funzionamento delle organizzazioni regionali per la pesca, in modo da favorire la partecipazione dei pescatori nei processi di formazione delle misure di conservazione. (Ansa)