E’ l’esame del dna a rivelarlo: sono cani e non lupi i colpevoli della strage di 25 pecore avvenuta in Val Venosta a inizio ottobre. Le pecore uccise presentavano ferite da morso nella zona della gola ma quelle riscontrate erano “solo ferite superficiali, senza che – apparentemente – gli autori di tali ferite si siano poi anche nutriti della carne delle proprie vittime”, spiega la Provincia di Bolzano sul proprio sito. Secondo l’Ufficio caccia e pesca – che diffonde la foto di uno degli animali uccisi, sopra – gran parte degli animali sarebbe morta a seguito di una caduta o sarebbe stata inseguita e ferita a morte. “Non potendo però escludere con certezza che l’autore dell’episodio fossero uno o più lupi, gli esperti hanno raccolto alcuni campioni di dna per farli analizzare. Un cadavere di pecora è stato inviato a Bolzano per farlo studiare all’Istituto Zooprofilattico. Nella zona sono state anche montate alcune fototrappole, il cui prodotto fotografico non è stato ancora analizzato. Sono però stati resi noti i risultati del test del dna, che ha confermato: a uccidere le 25 pecore è stato un branco di cani”. Un episodio che, riletto in chiave “allarme-lupi”, proietta una luce nuova sulle aspettative che si sono create non solo nelle due province autonome di Trento e Bolzano ma anche in Veneto. E che conferma le parole pronunciate dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa pochi giorni fa all’assemblea Federparchi a proposito di questi attacchi: “I cani e gli ibridi non sono di competenza del mio Ministero, ma delle Regioni e delle Asl. Se i danni al bestiame sono tanti, e i lupi sono pochi, c’è qualcosa che non quadra”.
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