La “Transumanza” candidata a diventare patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco. La richiesta è stata presentata ufficialmente a Parigi dall’Italia, paese capofila insieme a Grecia e Austria. Lo fa sapere il ministero delle Politiche agricole, “una candidatura che ci riempie d’orgoglio”, commenta il vice ministro Andrea Olivero. Con la firma di ieri sul dossier di candidatura transnazionale si è dato il via al processo di valutazione internazionale che terminerà a fine 2019. La Transumanza rappresenta la migrazione stagionale di greggi, mandrie e pastori che, insieme a cani e cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Una pratica tradizionale che è anche attività economica sostenibile, caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, praticata principalmente nel centro e sud Italia, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio ad Anversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise al Gargano in Puglia. Pastori transumanti sono ancora in attività anche nell’area alpina, in particolare in Lombardia e in Val Senales in Alto Adige.
LE REAZIONI
Soddisfatto della candidatura il primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che ricorda il ruolo di capofila dell’Italia nella difesa di una ricchezza fondata su tradizioni e cultura. Coldiretti definisce la candidatura “un passo importante che va accompagnato da un impegno concreto per salvare i pastori in Italia, un Paese dove ci sono 60 mila allevamenti spesso concentrati nelle aree più marginali del Paese, per un patrimonio 7,2 milioni pecore, per la maggior parte in Sardegna”. Plauso anche dal Centro di ricerca Biocult dell’Università del Molise che ha appena presentato una pubblicazione sulle potenzialità socioculturali ed economiche della transumanza nell’Appennino, parlando di “valorizzazione e rivitalizzazione degli spazi dedicati, così come delle pratiche e dei prodotti che ne derivano”. (foto Ansa)