Il contrappasso, quest’anno in Cina, ha quattro zampe, il pelo lungo e il muso un po’ schiacciato. E un nome: pechinese. Nell’anno del cane secondo lo zodiaco cinese, infatti, la razza canina imperiale dei pechinesi conosce il suo momento di crisi più profonda. Se per secoli possederne uno era privilegio esclusivo della famiglia reale, dall’avvento della Repubblica nel 1911 diventa il cane delle masse. Con il duplice risultato che negli anni ’90 i cani pechinesi sono tanto comuni da essere anche i randagi più diffusi a spasso per le città e oggi sono quasi impossibili da trovare di razza pura. Inoltre i proprietari di animali domestici preferiscono razze straniere simili nella taglia, come i barboncini e i chihuahua. “Se vuoi un pechinese locale – ha detto ha detto l’allevatrice Zhang Lei alla Reuters -, l’unica possibilità è incrociarlo con un ‘pekingese’ straniero”. Nel 2003, Zhang ha adottato alcuni randagi e li ha allevati per hobby. Oggi li vende anche, con prezzi intorno ai 1.000-2.500 yuan ($ 157- $ 394) ciascuno, ma non c’è richiesta. Mentre un pechinese straniero, dall’aristocratico pelo lungo, può arrivare a costare 100mila yuan. D’altronde, i pechinesi furono introdotti per la prima volta in Europa a metà dell’800 dagli eserciti occidentali che avevano saccheggiato il Palazzo d’Estate a Pechino. Erano i cani della corte Qing, un lusso esotico in Occidente e garanzia di successo nelle esposizioni canine. Proprio perchè capitati in mano ad allevatori esperti, la purezza della razza è stata mantenuta meglio all’estero. I pochi esemplari autoctoni, invece, dopo anni di consanguineità hanno problemi di salute, scarsa intelligenza, perdita di pelo e difetti alla colonna vertebrale. (nella foto sopra REUTERS/Thomas Peter un esemplare importato si scatena in una corsa a Pechino)
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