Un film francese sulla zootecnia “buona”, girato nell’azienda agricola della famiglia del regista. Dove ci si prende cura degli animali, trattandoli in modo non intensivo, quasi con affetto, chiamandoli per nome, facendo persino accomodare in salotto un vitellino: è “Petit Paysan – Un eroe singolare”, film che in Francia è campione d’incasso e che arriva in sala in Italia a marzo. Il regista è Hubert Charuel, esordiente da 4 milioni al box office nazionale, cresciuto appunto in un’azienda agricola dove si lavora sette giorni alla settimana, si munge due volte al giorno, tutto l’anno, tutta la vita. Petit Paysan racconta l’allevamento etico sotto forma di un thriller: durante l’epidemia della mucca pazza un giovane e molto promettente allevatore scopre un caso tra le sue amate bestie e si spinge ai limiti estremi della legalità per riuscire a salvarle. Il film arriva in sala in partnership con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, con Cia – Agricoltori Italiani e con il patrocinio di Slow Food Italia. La distribuzione conta in una buona circolazione negli Istituti Agrari in virtù del valore didattico dell’opera, che solleva numerose questioni inerenti il mondo della zootecnica, tra cui il trattamento etico degli animali da produzione, l’attaccamento al proprio lavoro vissuto quasi in maniera religiosa e rituale e che porta al cinema un tema di grande attualità qual è il ritorno alla vita di campagna delle giovani generazioni. (nelle foto Ansa sopra e sotto alcune scene del film)