Hanno chiesto il rito abbreviato i quattro giovani accusati di avere seviziato ed ucciso a Sangineto (Cosenza) un cane randagio, Angelo, e di avere postato poi il video su Facebook. Il gup del Tribunale di Paola (Cosenza) ha aggiornato l’udienza al 18 maggio per la decisione. “I miei assistiti -, ha detto Alessandro Gaeta, avvocato di due degli imputati – stanno vivendo con molta sofferenza la vicenda, si sono resi conto del gravissimo fatto avvenuto e la portata del gesto. Scelgono di accedere al rito abbreviato affinché il processo finisca il più veloce possibile e questo non per chiudere la vicenda che nelle loro vite non si chiuderà mai. Siamo consapevoli infatti, che tutto ciò ha segnato per sempre la loro vita. Al termine del processo verrà pareggiato il conto con la giustizia, ma quello con la morale non si chiuderà mai”. Entro quel 18 maggio il giudice deciderà anche sulle questioni preliminari, compresa la costituzione di parte civile di Enpa, l’Ente per la protezione degli animali, presente oggi in aula con l’avvocatessa Claudia Ricci, che ha sottolineato “l’estrema pericolosità sociale degli imputati”, delle altre associazioni e del Comune di Sangineto. “In una regione in cui si sono già verificate altre sevizie a danno degli animali – ha sostenuto la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – (il caso più recente è quello della cagnetta trascinata e data alle fiamme), è fondamentale lanciare un messaggio inequivocabile, affinché nessuno possa anche solo sperare di godere di una qualche impunità ”. Stamani centinaia di volontari delle associazioni animaliste hanno manifestato davanti al Tribunale di Paola. Al termine dell’udienza, è partito un corteo silenzioso diretto al Santuario di San Francesco di Paola. Al processo ha chiesto di costituirsi parte civile anche l’Associazione animalisti italiani Onlus. “Siamo qui – ha sostenuto Riccardo Manca di Animalisti italiani – per chiedere che venga fatta giustizia e perchè non si dimentichi questa violenza, esecrata ed efferata ma soprattutto pericolosa a livello sociale, in quanto spesso chi è violento con gli animali è probabile che in futuro reiteri questi gesti violenti anche con le persone”. Per Aio “è immorale e vergognoso che chi oggi in Italia tortura o uccide animali, paga una semplice sanzione amministrativa, mentre in altri stati come USA, Gran Bretagna, Francia o Germania, sarebbe tranquillamente dietro le sbarre”. Stamattina a Paola anche Paolo Bernini del Movimento 5 Stelle: “Ho preso parte sia alle prime manifestazioni, sia seguito tutto l’iter giudiziario, offrendo supporto alle associazioni tramite i miei legali. Ho poi depositato in Parlamento una proposta di legge che prevede il carcere per chi maltratta e/o uccide gli animali”. “É positivo – dice Michela Vittoria Brambilla – che il processo si faccia e che alle parti offese sia data almeno la possibilità di farsi valere. Resta l’amaro in bocca perché il ricorso al rito abbreviato ridurrà la pena, già tenue in rapporto alla gravità dei fatti, documentati dagli stessi autori con un video postato su Facebook”. Hanno chiesto di costituirsi in giudizio altre associazioni, tra cui Aic-Adottami in Calabria, Leidaa-Lega Italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, Zampe che danno una mano, Ugda, Animal Amnest”, Una zampa per la vita, Battito Animale, Lndc-Lega Nazionale per la difesa del Cane e anche privati cittadini. C’è anche una petizione sul sito Change.org che chiede al procuratore della Repubblica, all’Enpa, alla Lega nazionale della difesa del cane e al sindaco di Sangineto Guardia Michele che “i responsabili vengano puniti in maniera esemplare come prevede la legge”: ha raggiunto oltre 220mila firme, si trova qui.
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