A un anno e mezzo di distanza dalla morte dell’orsa Daniza in Trentino, per un’overdose dell’anestetico che serviva a catturarla, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha fatto pervenire la sua risposta scritta all’interrogazione delle senatrici del Pd Silvana Amati, Monica Cirinnà, Manuela Granaiola e Daniela Valentini in merito alla vicenda. L’orsa, dopo aver aggredito un uomo, era stata inseguita per un mese e infine individuata e colpita da un dardo. Ma qualcosa andò storto e morì. Della storia di Daniza ha scritto qui il collega del Sole 24 Ore, Jacopo Giliberto. Le parlamentari chiedevano di sapere se dall’esito dell’autopsia (e ne furono eseguite ben due) emergessero responsabilità sulla dose di narcotico, sulla competenza specifica del personale preposto, sulla tutela dell’orso bruno. E, soprattutto, sulla sorte dei due orsacchiotti di Daniza, di fatto usati come esca per la cattura della madre.
LA RISPOSTA DI GALLETTI
La risposta del ministro chiarisce una storia che per giorni tenne con il fiato sospeso l’opinione pubblica, animalista e non, in un mondo dove ormai anche i candidati alle elezioni si portano dietro come mascotte l’immagine di un orso (è il caso di Gianfranco Mascia, che a Roma ha sfruttato il traino del peluche del famoso cartone animato “Masha e Orso”).
I DUE CUCCIOLI DI ORSO
Ebbene, quanto al destino dei due piccoli, il ministro afferma che il quadro complessivo “pare confermare un buono stato di salute dei cuccioli e soprattutto un comportamento schivo senza contatti con l’uomo”. La relativa incertezza è di per sé considerata un fatto positivo in quanto “in genere si ha un riscontro relativamente rapido nel caso di decesso” e tuttavia “nel corso dell’inverno gli orsi non sono attivi per cui occorrerà a attendere la primavera” per verificare le loro condizioni.
MONITORATI DA SETTEMBRE 2014
“Dal mese di settembre 2014 – riferisce Galletti – i cuccioli di Daniza, completamente autonomi, sono stati oggetto di monitoraggio sul campo da parte della Provincia di Trento, dapprima e fino alla fine di ottobre 2014, con tecniche radiotelemetriche, successivamente, con metodi indiretti. Sono state inoltre intraprese diverse altre iniziative tese a salvaguardarne la libertà e la sopravvivenza (tra cui, confronti e tavoli tecnici con i massimi esperti europei del settore, redazione di linee guida per la gestione dei cuccioli di orso privi della madre, diffusione di depliant informativi, predisposizione di apposita segnaletica stradale luminosa per ridurre i rischi di investimento)”. Insomma, una rete di protezione più ampia possibile.
LA FINE DI DANIZA
E Daniza? Su Internet sono ancora rintracciabili le pagine Facebook dedicate o su Twitter l’hashtag #giustiziaperdaniza, così come è facile recuperare le richieste di dimissioni avanzate nei confronti del presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi (e dello stesso ministro) da Carla Rocchi dell’Ente per la protezione degli animali o da Michela Vittoria Brambilla a nome della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente, per non parlare delle proteste di diverse forze politiche, a cominciare dal M5S. Il ministro Galletti ripercorre tutte le tappe della storia, che è amministrativa ma anche giudiziaria. In sede penale, scrive, la vicenda “si è conclusa con provvedimento di archiviazione del procuratore della Repubblica n. 312/2015 RG. mod. 45 DD. dell’8 maggio 2015. Il giudice ha accolto la richiesta di oblazione da parte del veterinario, che ha pagato un’ammenda di 2.000 euro, con la quale si estingue il reato”.
LA CATENA DELLE RESPONSABILITA’
Quanto alla catena di responsabilità, il presidente della Provincia “può legittimamente adottare” un’ordinanza “contingibile e urgente” in ragione “dell’esistenza di un pericolo concreto per l’incolumità pubblica, al di fuori e indipendentemente delle procedure ordinarie”, come confermato da Tar e Consiglio di Stato. E si colloca “tra le previsioni del Pacobace” ossia il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali. Secondo il Piano “le decisioni per l’attuazione dei provvedimenti previsti per gli orsi problematici e nelle situazioni critiche, sono assunte dall’Amministrazione competente per territorio e materia attraverso la propria struttura preposta alla gestione delle specie selvatiche, che viene così a rivestire il ruolo di Soggetto decisore”. Una vicenda, dunque, che soddisfa pienamente la legge di Murphy: se qualcosa può andar male, lo farà.