«Oggi è una giornata importante, ha vinto nuovamente la legalità: con la conferma della condanna di primo grado a complessivi quattro anni inflitta ai vertici dell’allevamento Green Hill giustizia è stata fatta due volte. Restano tuttavia le sofferenze degli animali che, purtroppo nessun verdetto potrà mai cancellare, anche se siamo orgogliosi di essere riusciti a sottrarre moltissimi beagle ai loro aguzzini». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, commentando l’esito del processo di appello nel quale l’Enpa era parte civile attraverso l’avvocato Valentina Stefutti. «Dal nostro punto di vista questo verdetto è anche un invito a mettere in discussione il sistema che ruota intorno alla sperimentazione animale: dobbiamo partire da qui per avviare una serena riflessione sui metodi “cruelty free” che rappresentano il vero futuro della scienza medica. Infatti, mentre in Italia si continuano a versare fiumi d’inchiostro in difesa dei test sugli animali, peraltro mai validati scientificamente, all’estero si investe sempre nei metodi alternativi, al punto che proprio nei giorni scorsi il professor Hartung della John Hopkins University ha potuto presentare alla comunità scientifica un modello di cervello umano realizzato con vere cellule nervose in grado di aggregarsi spontaneamente in strutture tridimensionali. Il messaggio è forte e chiaro: un’altra scienza è possibile».
Green Hill, in Appello confermate le condanne – L’allevamento: “Sentenza ingiusta” ma Lav, Enpa e Brambilla sono soddisfatte
«Oggi è una giornata importante, ha vinto nuovamente la legalità: con la conferma della condanna di primo grado a complessivi quattro anni inflitta ai vertici dell’allevamento Green Hill giustizia è stata fatta due volte. Restano tuttavia le sofferenze degli animali che, purtroppo nessun verdetto potrà mai cancellare, anche se siamo orgogliosi di essere riusciti a sottrarre moltissimi beagle ai loro aguzzini». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, commentando l’esito del processo di appello nel quale l’Enpa era parte civile attraverso l’avvocato Valentina Stefutti. «Dal nostro punto di vista questo verdetto è anche un invito a mettere in discussione il sistema che ruota intorno alla sperimentazione animale: dobbiamo partire da qui per avviare una serena riflessione sui metodi “cruelty free” che rappresentano il vero futuro della scienza medica. Infatti, mentre in Italia si continuano a versare fiumi d’inchiostro in difesa dei test sugli animali, peraltro mai validati scientificamente, all’estero si investe sempre nei metodi alternativi, al punto che proprio nei giorni scorsi il professor Hartung della John Hopkins University ha potuto presentare alla comunità scientifica un modello di cervello umano realizzato con vere cellule nervose in grado di aggregarsi spontaneamente in strutture tridimensionali. Il messaggio è forte e chiaro: un’altra scienza è possibile».