Nel dialetto piemontese si chiama ‘tabui’, il “magnifico esemplare” di cane che da sempre accompagna il ‘trifolau’, i cercatori di tartufi. E’ dedicata a questo quattro zampe dall’infallibile fiuto l’85esima edizione della Fiera del tartufo bianco di Alba, in programma nella capitale delle Langhe dal 10 ottobre al 15 novembre. Se il re della fiera resta il tartufo bianco d’Alba, che ha il suo trono all’interno del Mercato mondiale del tartufo, il principe dell’edizione 2015 è proprio il cane da tartufo.
Quattro zampe tanto amate e preziose da aver dedicato loro l’Università dei cani da Tartufo di Roddi, accademia dove i migliori quadrupedi si addestrano per conseguire il diploma nella cerca del tartufo. Il Lagotto romagnolo, il Bracco tedesco, lo Spinone, il Setter, il Fox Terrier sono le razze più indicate per la ricerca del tartufo, ma la storia e la tradizione piemontese e albese hanno introdotto l’utilizzo di razze incrociate. Si tratta appunto del mitico ‘tabui’, come vengono chiamati i bastardini che, dopo un efficace addestramento, rispondono magnificamente allo scopo e accompagnano i ‘trifolau’ nelle loro missioni notturne.
Si intitola “Un’alleanza perfetta: il trifolau e il cane da tartufo” la tavola rotonda in programma ad Alba domenica 11 ottobre e dedicata allo speciale connubio tra il cercatore di tartufi e il suo cane. Inestimabile il valore di questo pregiato tubero, che in alcuni casi può raggiungere quotazioni a sei zeri. Ma nell’anno dell’Expo, al di là del mercato del tartufo e del suo valore commerciale, la Fiera di Alba è anche uno straordinario volano per il turismo della zona.
“La Fiera del Tartufo è un grande contenitore di eventi che scavalcano l’arco temporale classico per abbracciare oltre 4 mesi di manifestazioni, da settembre a gennaio, su tutto il territorio Unesco di Langhe e Roero”, spiega la presidente dell’Ente Fiera, Liliana Allena. “La manifestazione – conclude l’assessore regionale Antonella Parigi – si basa su cultura, tradizione ed enogastronomia. Questo territorio è un’ottima ‘case history’ per continuare a credere nel turismo e nell’alleanza tra pubblico e privato”. (Ansa)