L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato ieri, all’unanimità, una risoluzione contro il traffico di fauna selvatica, che punta a porre fine al fenomeni del bracconaggio e del commercio illegale. La risoluzione arriva a poca distanza dalla vicenda, finita sotto i riflettori mondiali, del leone Cecil, simbolo del parco nazionale Hwange nello Zimbabwe ucciso da un dentista statunitense, Walter J. Palmer, del Minnesota.
Promossa da Gabon e Germania e sostenuta da oltre 70 nazioni tra cui l’Italia, la risoluzione, non giuridicamente vincolante, sollecita tutti i Paesi a “fare passi decisivi a livello nazionale per prevenire, combattere ed eradicare il commercio illegale di fauna selvatica”. Insieme al rafforzamento dei processi giudiziari e delle forze dell’ordine, la risoluzione incoraggia i Paesi a coinvolgere attivamente le comunità locali nella lotta contro il traffico illecito, migliorando i loro diritti e la capacità di gestire e trarre beneficio dalle risorse naturali dei loro territori. Nel testo si fa riferimento a come tali crimini, di natura transnazionale e organizzata, contribuiscano al finanziamento di reti criminali e di conflitti armati.
Per il direttore generale del Wwf Internazionale, Marco Lambertini, la risoluzione “segna una nuova fase nella lotta contro il crimine che danneggia la fauna selvatica, una minaccia che colpisce sempre più non solo innumerevoli specie, ma mette sempre più a rischio la sicurezza nazionale e lo sviluppo sostenibile di interi Paesi”. A partire dal 2016, il segretario generale dell’Onu avrà il compito di presentare una relazione annuale sui crimini contro la fauna selvatica e l’attuazione della risoluzione nei vari Paesi, insieme alle raccomandazioni per ulteriori azioni. (Ansa)