La cernia testimonial del Mediterraneo, per il Wwf “vale più da viva che da morta” #MyBlueMed

L’Italia ha alcune delle più belle aree marine protette del Mediterraneo. Parola del Wwf che ha lanciato la campagna #MyBlueMed (attiva tutta l’estate sui social) per far conoscere con immagini di specie, habitat e azioni la bellezza sottomarina, la biodiversità e il suo valore. “Più aree marine protette vuol dire più cibo, lavoro e turismo per tutti”, sottolinea l’associazione ambientalista. Che elegge la Cernia a specie simbolo delle aree marine protette del Mediterraneo. Su 24 zampe abbiamo già parlato di specie a rischio estinzione nel Mediterraneo, qui, quando abbiamo raccontato la “storica” alleanza tra pescatori e squali sancita da Sharklife, un progetto che mira a salvare questi pesci – all’apice della catena alimentare e quindi con un ruolo fondamentale nel mantenimento degli equilibri dell’ecosistema marino – dal più grande pericolo che incombe su di loro: la pesca accidentale.
“La cernia bruna è uno dei pesci più importanti e conosciuti lungo le coste del Mediterraneo, ma anche più pescati, sia a livello sportivo (dai subacquei), che professionale”, ricorda il Wwf. Milioni di appassionati subacquei “si immergono ogni anno per ammirare le grandi cernie brune (Epinephelus marginatus) che popolano i fondali delle Aree marine Protette – aggiunge l’associazione – Laddove è vietata la pesca questi animali, che raggiungono il quintale di peso, possono essere avvistati anche a pochi metri di profondità. A conti fatti una cernia vale molto di più da viva che da morta. Al mercato del pesce un esemplare di 15 chili può valere circa 450 euro”.
“Lo stesso animale in 20 anni, se lasciato in libertà, grazie alle attività di diving può garantire un introito di almeno 300mila euro. Applicato a tutte le aree del Mediterraneo dove la specie è protetta, questo modello di eco-business potrebbe generare da 14 milioni di euro all’anno a oltre 25 milioni, considerando le spese per viaggi, trasporti, imbarchi e pernottamenti dei turisti”, afferma ancora l’associazione ambientalista.
“Nonostante rappresenti appena lo 0,82% degli oceani di tutto il mondo, il Mediterraneo ospita il 7,5% di tutte le specie marine conosciute – tra cui cetacei, squali, mante, la rara foca monaca, le tartarughe marine – di cui un quarto sono endemiche, vivono cioè solo in questo mare. Ma il Mediterraneo è anche una delle vie d’acqua più trafficate al mondo (15% del traffico marittimo globale) ed è minacciato – ricorda infine il Wwf – anche dalle trivellazioni petrolifere, pesca eccessiva e cambiamenti climatici”. (Kronos)