“Se per le detrazioni fiscali si dovrà dare battaglia di anno in anno, c’è da credere che le categorie più deboli avranno la peggio. E fra queste ultime rischiano di rientrare i proprietari di animali che già oggi subiscono costi fiscali altissimi per curare i 10 milioni di animali da compagnia che vivono nelle case italiane”. Lo denuncia in una nota l’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi), che si dice “molto perplessa” sullo schema di decreto approvato dal Consiglio dei ministri, che prevede un monitoraggio annuale delle spese fiscali (detrazioni) che vanno ridotte o eliminate in quanto “ingiustificate o sorpassate”.
“Sarà battaglia ogni anno in Parlamento fra cittadini già vessati dal fisco, per garantirsi un beneficio fiscale che premia proprio i cittadini più virtuosi – aggiunge l’Anmvi -, quelli che non fanno mancare le cure ai loro animali da compagnia e che non evadono il fisco”.
Infatti, secondo l’associazione dei veterinari, “il Governo sembra dimenticare il ruolo delle detrazioni fiscali nella lotta contro l’evasione: i proprietari stanno pagando sulle cure veterinarie l’Iva più alta di tutti i tempi, al 22%, e adesso corrono il rischio che aumenti ancora. In sede di dichiarazione dei redditi i proprietari possono recuperare somme irrisorie (49 euro al massimo) e adesso dovranno combattere ogni anno affinché il Governo non consideri quelle detrazioni ingiustificate”.
L’Anmvi, dunque, chiede fin da ora al ministero dell’Economia e Finanze “di far parte della Commissione addetta al monitoraggio e insiste sull’importanza della detraibilità fiscale delle spese veterinarie, proprio alla luce di quelle `mutate esigenze sociali ed economiche´ citate nel decreto-Renzi, che fanno degli animali da compagnia del nostro Paese un affermato valore affettivo, sociale, familiare e terapeutico (si pensi alla pet therapy)”.