Al Bioparco di Roma arrivano 4 lupi, protestano gli animalisti: “Reclusi”

Al Bioparco di Roma sono arrivati quattro lupi europei (Canis lupus). Sono quattro maschi, uno dell’età di 4 anni, gli altri tre sono fratelli e hanno 6 anni, provenienti dallo Zoo di Dierenrijk, in Olanda, in cui sono nati. I guardiani del reparto carnivori li hanno chiamati: Augusto, Cesare, Romolo e Remo. Non tutti sono contenti e si sentono di festeggiare i nuovi ospiti: gli animalisti dell’Enpa hanno manifestato il loro malcontento: “Gli sono stati dati i nomi di quattro imperatori dell’antica Roma ma li aspetta una ben misera vita, rinchiusi in un recinto di soli mille metri quadri” è stato il commento dei vertici dell’Ente di protezione degli animali. Il Bioparco della capitale è già stato in passato nel mirino di Ambientalisti italiani e altre associazioni contrarie a parchi e zoo.

«I quattro animali – racconta d’altro canto il Presidente della Fondazione Bioparco di Roma, Federico Coccìa – si sono ambientati in tempi brevi nella Selva dei Lupi, area di circa 1000 mq, ricca di vegetazione, rocce e tane nelle quali si sono trovati subito a loro agio. Monitorati e curati costantemente dallo staff zoologico, gli animali hanno una dieta varia ed equilibrata, a base di carne di marzo, vitello e coniglio. Inoltre – conclude Coccìa – i metodi di arricchimento ambientale li mantengono attivi, suscitando la loro curiosità e fornendo loro stimoli analoghi a quelli che troverebbero in natura». Il lupo è la specie più grande della famiglia dei canidi che include tra gli altri la volpe, lo sciacallo, il coyote e il licaone.

«Riteniamo – ribatte Andrea Brutti, dell’Enpa – del tutto inaccettabile che, allo scopo di ricavarne un profitto, esseri viventi vengano sottratti alla loro naturale condizione di libertà e siano esposti allo sguardo dei visitatori. Non c’è nulla di educativo nell’assistere ai comportamenti alienati di animali detenuti in cattività». Inoltre gli animalisti ritengono insufficienti le pratiche di “arricchimento” ambientale e criticano la pretesa che la cattività del bioparco possa fornire agli animali tutti gli stimoli che essi avrebbero se vivessero in natura. “Si persegue ancora la strada dei soldi facili – conclude Brutti -, con un finto pretesto educativo che nasconde solo il lucro dietro la triste reclusione degli animali».