Un incontro con il vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen e quindi un’audizione pubblica al Parlamento Ue: l’iniziativa popolare europea “Stop Vivisection” è tornata oggi alla ribalta a Bruxelles dopo aver raccolto l’appoggio di 1.173.131 cittadini di 26 dei 28 Stati membri (nella foto, tratta dal profilo Twitter della europarlamentare M5S Isabella Adinolfi, l’aula di ieri). A secco solo Belgio e Croazia mentre l’Italia fa la parte del leone con oltre metà delle firme, 690 mila. Il 3 giugno il gabinetto Juncker, hanno fatto sapere i suoi servizi, deciderà se dare seguito all’iniziativa dei cittadini europei proponendo un testo legislativo o altri strumenti per bandire la vivisezione oppure se riterrà opportuno non agire. Ne abbiamo già parlato qui.
La campagna Stop Vivisection chiede alla Commissione Ue l’abrogazione della direttiva 2010/6 3/UE (per la protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici) e “la presentazione di una nuova proposta di direttiva che sia finalizzata al definitivo superamento della sperimentazione animale”.
I firmatari sottolineano che oltre “alle ragioni dell’etica” – riflesse dai risultati del sondaggio Eurobarometro del 2006 secondo cui l’86% dei cittadini Ue sono contrari alla vivisezione – si aggiunge oggi “l’appello sempre più stringente del mondo della scienza che afferma che il “modello animale”, non predittivo per l’uomo, è privo di valore scientifico poichè non esiste prova statistica che ne dimostri l’efficienza e l’affidabilità”.
Con il Trattato di Lisbona i cittadini Ue possono presentare proposte di iniziativa popolare tramite la raccolta di un milione di firme in almeno sette Stati membri (con un numero minimo per ogni paese, per l’Italia di 54.750 persone). Su una quarantina di tentativi, Stop Vivisection è la terza iniziativa a raccogliere le firme necessarie, dopo “Diritto all’acqua” e “Uno di noi”. Ma finora nessuna si è tradotta in una proposta normativa. (Ansa)