Moda, i “piumini vegani” (e italiani) Save the Duck premiati in Usa

AGGIORNAMENTO DEL 21 GENNAIO 2020 – GRETA A DAVOS CON STIVALETTI SAVE THE DUCK

L’azienda italiana Save the Duck scelta non solo da Peta ma anche da Greta. Al 50esimo World Economic Forum di Davos, in Svizzera, la giovane attivista svedese Greta Thunberg si è infatti presentata stamattina indossando stivaletti del marchio milanese che è 100% animal free. Save The Duck – eletta dagli animalisti di Peta come azienda del 2019 – è stato lanciata a Milano nel 2011 da Nicolas Bargi con l’obiettivo di realizzare capi privi di piume, pellami, pellicce e in generale materiali/tessuti di derivazione animale e oggi è in mano per il 65% delle quote societarie a Progressio Sgr. L’export ha raggiunto il 50% delle vendite e il marchio è già presente in 30 Paesi, primo mercato Stati Uniti a seguire Germania, l’area Benelux e tutta la Scandinavia.

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(foto Denis Balibouse/Reuters)

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POST ORIGINALE

Il brand Save the Duck è stato nominato dall’associazione animalista Peta Usa azienda dell’anno 2019. Il marchio è stato scelto e premiato – spiega una nota di Peta Usa – “per i suoi piumini ‘vegani’, per suoi capi caldi ed eleganti senza piume e per aver espanso il mercato dell’outwear vegano di lusso in tutto il mondo ed aver risparmiato ad innumerevoli uccelli l’agonia di avere le loro piume strappate nella crudele industria dei piumini”. Invece di usare piume nelle giacche, Save the Duck ha aperto la strada alla rivoluzionaria tecnologia di isolamento Plumtech. All’inizio di quest’anno, il brand con sede a Milano ha aperto il suo primo negozio in Cina, principale fornitore di piume al mondo, ed è stato il primo marchio di moda italiano a ottenere l’ambita certificazione B Corp, riservata ai “migliori performers a livello sociale e ambientale”. “Non capivo perché l’industria – spiega il fondatore dell’azienda Nicolas Bargi – continuasse a usare le piume nelle giacche. Io ho una coscienza”.

CON L’ABBIGLIAMENTO VEGANO SAVE THE DUCK RAGGIUNTA LA VETTA DELL’EVEREST

Probabilmente la stessa che l’ha spinto a confezionare l’abbigliamento con il quale l’alpinista indiano (e vegano) Kuntal Joisher a maggio ha raggiunto la vetta dell’Everest senza indossare nulla di derivato dagli animali. “Non siamo stati i primi a essere contattati – ha detto Bargi a Giulia Crivelli del Sole 24 Ore – ma siamo stati gli unici ad accettare la sfida”. “Save the Duck vola molto più in alto delle altre aziende di abbigliamento outdoor, che si affidano a pellicce e piume di animali maltrattati e macellati”, aggiunge la presidente Peta Ingrid Newkirk, come ha documentato un’indagine tra i lavoratori di aziende agricole cinesi “connesse a società certificate sostenibili e responsabili che hanno lasciato oche e anatre ferite a morire lentamente”. In passato hanno avuto il medesimo riconoscimento WeWork, Netflix, Beyond Meat, Ogilvy & Mather Advertising Bangkok, Daiya e Emulate. (nella foto sopra Kuntal Joisher sull’Everest)

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