E’ stata confermata dalla Cassazione la multa di 800 euro per maltrattamento nei confronti di due cani da caccia ‘setter’, a carico del proprietario dei due quattrozampe ai quali un 35enne residente nel veronese aveva messo un collare antiabbaio “per evitare che disturbassero i vicini”. Senza successo, l’imputato ha fatto ricorso alla Suprema Corte – contro la sentenza emessa dal Tribunale di Verona nel 2014 – sostenendo che i cani erano comunque stati trovati in salute, dai vigili urbani che erano intervenuti in soccorso dei due animali, e senza lesioni, e che non è provato che il collare antiabbaio “abbia recato sofferenze” ai suoi setter. Gli “ermellini”, con la sentenza 3290, gli hanno risposto che utilizzare il collare antiabbaio integra il reato di maltrattamenti “in quanto concretizza una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sensibilmente sull’integrità psicofisica dell’animale”. Il reato di maltrattamento è oggetto dell’art. 544 ter del codice penale ma qui è stato derubricato in art. 727 c.p., che punisce chi “detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”. Non ci sono dubbi che i cani siano stati maltrattati e ‘mobbizzati’ tramite il collare ‘elettrico’ – osserva la Cassazione – dal momento che erano stati trovati dai vigili all’interno di un recinto, vicino a un capannone, e “muniti di collare antiabbaio funzionante dal momento che all’avvicinarsi delle guardie gli stessi non avevano abbaiato”, un testimone inoltre aveva detto che i due poveri setter indossavano quello strumento di ‘tortura’ “permanentemente”. L’imputato è stato anche condannato a versare 2mila euro alla Cassa delle ammende.
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