Manca meno di un mese alla sagra dove il piatto forte è Fido. Il Festival della carne di cane di Yulin, in calendario anche quest’anno il 21 giugno a GuangXi, in Cina, è una manifestazione dove migliaia di animali domestici vengono detenuti ammassati in gabbie piccolissime prima di essere uccisi e cucinati. Per fermare una “festa” che indigna mezzo mondo, torna forte la mobilitazione nazionale e internazionale. Su Change.org, la piattaforma italiana più nota, la petizione di Giancarlo Salce #StopYulin2016 è sottoscritta da 44mila utenti e, nel testo, spiega come cani e gatti “vengono barbaramente uccisi con metodi crudeli e spesso scuoiati ancora vivi”. E’ appena partita anche in Italia l’ultima sottoscrizione internazionale, lanciata dall’attivista Andrea Gung negli Usa e diffusa anche in Argentina e Brasile, che ha raggiunto globalmente più di 1,6 milioni di firme. “Un numero significativo di cani che vengono uccisi a Yulin – spiega nel testo – sono animali domestici rubati o cani da guardia delle famiglie rurali. Permettere al festival di continuare a esistere significa appoggiare il furto di cani, dando fornitura all’industria della carne di cane”. A questi commercianti Animals Asia, l’associazione fondata nel 1998 per mettere fine all’industria della bile di orso (che condanna negli allevamenti oltre 10.000 orsi in Cina e 1.200 in Vietnam) scrive una lettera e ne avvia la sottoscrizione sotto l’hashtag #EndYulinFestival. Secondo l’associazione, appoggiata da Enpa (Protezione animali), la pressione internazionale funziona: “Al festival del 2015 – segnala sul suo sito Animals Asia – sono stati macellati circa mille cani, un ridimensionamento rispetto alle edizioni precedenti”. Numeri diversi da quelli della Lav, che parla di 10mila cani. La Lega antivivisezione comunica di aver “chiesto un incontro all’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese a Roma durante il quale dare un segnale forte contro una pratica anacronistica e crudele” e per “presentare le nostre istanze e quelle dei tanti cittadini italiani che ci contattano chiedendoci di agire contro questo massacro”. Anche il tabloid britannico The Sun lancia una propria petizione, che ha già raccolto oltre 5mila sottoscrizioni. Si stanno muovendo, sempre sul panorama internazionale, la Fondazione Brigitte Bardot e l’americana Humane Society international, una delle associazioni animaliste più potenti al mondo. Non manca chi sostiene la tesi opposta. Intervistato dal New York Times, un avventore della sagra, il 24enne Tang Chengfei, neolaureato, osserva che “anche i giapponesi mangiano sashimi di rana toro viva” senza sollevare tante critiche e punta sulla questione culturale: “Comprendo il punto di vista altrui – spiega il giovane – molte persone hanno un rapporto speciale con i cani. Ma noi cresciamo mangiando questi piatti… per noi è normale”. (nella foto Afp, una cucina del festival di Yulin)