AGGIORNAMENTO DELLE 19.05 – L’AVVOCATO DIFENSORE: “TOPI SOPPRESSI SECONDO NORMA PRECISA”
“In una società liquida si può fare di tutto, anche questi processi sui topi, che non si sa quanto costa”. Così l’avvocato Marco Femminella di Chieti, difensore di Tommaso Pagliani, imputato al processo sull’uccisione di 750 topi nel centro ricerche “Mario Negri Sud” di Santa Maria Imbaro (Chieti). “Fa specie che la Giustizia sia interessata a queste vicende – aggiunge Femminella – Dimostreremo che il fatto non sussiste, perché c’è una precisa norma che stabilisce come sopprimere questi modelli, come sono definiti questi animali. Poi si può discutere su tutto, ma diversamente è fare un processo anche se non ne vale la pena”. (ANSA).
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AGGIORNAMENTO DELLE 17.30 – FELICETTI, LAV: “CI ASPETTIAMO GIUSTIZIA”
“Ci aspettiamo sia fatta giustizia e applicata la legge che da 11 anni dice che non si possono uccidere animali se non espressamente previsto”. Lo ha detto al tribunale di Lanciano Gianluca Felicetti, presidente nazionale Lav, tra i primi testi d’accusa del processo iniziato dinanzi al giudice monocratico Andrea Belli sull’uccisione per asfissia con il gas di 750 topi ospitati negli stabulari del centro ricerche biomediche “Mario Negri Sud” di S.Maria Imbaro (Chieti), chiuso nel 2014 per crisi economica, compresa l’impossibilità di mantenere le cavie dei topi “Mus musculus”. Imputato è l’allora direttore amministrativo Tommaso Pagliani, biologo di San Vito Chietino (Chieti), presuntivamente accusato di uccisione senza necessità di animali. “Chi ha operato al Negri Sud ha fatto uccidere animali alla stregua di oggetti – aggiunge Felicetti – e per questo deve pagare fino a 2 anni di reclusione, come abbiamo ottenuto l’applicazione a Brescia per la vicenda Green Hill. La stessa cosa valga per l’Abruzzo. L’unicità di questo processo è per l’uccisione dei topi perché la normativa si applica a tutte le specie, non solo comunemente cani e gatti, ma anche animali non tanto simpatici come i topi. La loro uccisione gratuita deve essere colpita e sanzionata. Le nostre aspettative su questo centro è che non solo chi dirigeva venga punito, ma paghi anche chi materialmente ha eseguito la soppressione”. “Si rifletta sui 25 anni di battaglia della Lav – rimarca Felicetti – affinché il Negri Sud non si dedicasse alla vivisezione, ma facesse sperimentazione sostitutiva scientifica. Se tale scelta intelligente fosse stata fatta allora, questo territorio non avrebbe fatto i conti con la chiusura e la perdita di lavoro. Com’è possibile, inoltre, uccidere dei topi senza che gli organi di controllo della Asl veterinaria abbiano vigilato sui luoghi dove erano detenuti gli animali?“. La Lega Antivivisezione, che intende costituirsi parte civile, è patrocinata dall’avvocato Carla Campanaro di Roma; l’avvocato Michele Pezone di Chieti chiede analoga costituzione in rappresentanza degli Animalisti Italiani e Lega italiana difesa del cane. Nel corso dell’inchiesta nell’agosto 2014 il procuratore Francesco Menditto fece sequestrare 57 topi, primo caso in Italia, ancora presenti negli stabulari. Il processo avrà diverse udienze prima della sentenza. (Ansa)
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POST ORIGINALE DELLE 8.10
Si apre oggi il primo processo per uccisione di topi. Sul banco degli imputati al Tribunale di Lanciano (Ch) la filiale Sud dell’Istituto Mario Negri di Milano che, in previsione della sua chiusura, nel marzo 2014, avrebbe tolto la vita a 750 roditori gasati nel proprio stabulario di Santa Maria Imbaro, nel teatino. L’uccisione delle cavie non necessaria alla sperimentazione avrebbe pertanto violato l’articolo 544 bis del Codice penale, che prevede da 4 mesi a 2 anni di reclusione per le soppressioni di animali non necessitate dalla legge sulla vivisezione. A ottenere indagini e rinvio a giudizio davanti al Tribunale di Lanciano, provincia di Chieti, è stata la Lav che registrò via telefono l’ammissione del direttore amministrativo del Mario Negri Sud.
“La nostra documentata denuncia – sottolinea Gianluca Felicetti, presidente Lav, che sarà presente al processo – rivela quanto chi sperimenta su animali li consideri effettivamente. Ancora più grave è che questo sia avvenuto in una struttura collegata a uno dei più grandi centri italiani di sperimentazione sugli animali, creata a metà degli anni Ottanta con i soldi dei contribuenti, in piedi per anni solo grazie a contributi pubblici, fra i quali quelli di Regione Abruzzo e Provincia di Chieti, che hanno investito in un vuoto a perdere, come è ormai la vivisezione”.
“All’epoca dei fatti la struttura versava in una grave situazione di dissesto finanziario che purtroppo ha reso necessari interventi come quello che viene contestato”, è la spiegazione che arriva dalla ex direzione dell’Istituto Mario Negri Sud. La chiusura del centro ha rappresentato “un evento drammatico a livello umano, sia per le famiglie dei circa 200 addetti tra dipendenti, contrattisti e borsisti, che per la ricerca biomedica abruzzese e italiana” e Silvio Garattini, direttore dell’Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e all’epoca presidente della Fondazione Mario Negri Sud, ci tiene a precisare che “molti altri animali della struttura sono stati dati in adozione ad altri enti”.