Dalla Sars all’aviaria, dalla mucca pazza all’influenza suina, il 75% degli agenti infettivi ‘emergenti’ che minacciano la salute dell’uomo derivano da animali. Per questo la salute degli uni ha conseguenze importante sugli altri, anche perché strettamente collegata a uno dei maggiori problemi di sanità pubblica, la resistenza agli antibiotici. E’ quanto emerso al convegno “Food Safety e Food Security: scenari futuri e ineludibile evoluzione della prevenzione primaria”, organizzato dalla Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (SIMeVeP) e dall’Istituto Superiore di Sanità.
“Le malattie dell’uomo generate dagli alimenti – ha affermato Aldo Grasselli, presidente SIMeVeP – sono in aumento e i livelli di prevenzione e protezione dei consumatori devono essere costantemente adeguati ai rischi”. Per farlo, servono risorse da destinare alla ricerca, alla formazione e alla comunicazione sulla sicurezza alimentare e, sottolinea Grasselli, “una gestione che sappia comprendere gli effetti moltiplicatori della catena alimentare, il fitto reticolo di interconnessioni esistenti”. Un ‘approccio olistico’ è necessario, ad esempio, per fronteggiare la sempre più frequente resistenza dei germi agli antibiotici che, in Europa, causa la morte di 25mila persone l’anno.
“Un fenomeno preoccupante – sottolinea Carlo Signorelli, presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) – a cui hanno contribuito sia le prescrizioni inappropriate da parte dei medici, sia l’eccessivo utilizzo di antibiotici negli allevamenti animali. I due fattori hanno fatto guadagnare all’Italia il secondo posto in Europa, dopo la Grecia, per antibioticoresistenza (dati ECDC)”. Per questo, conclude, è “importante sviluppare il concetto di ‘One health’, ovvero unire le forze di chi si occupa di questioni mediche, veterinarie e ambientali”. (Ansa)