Il cuore di un maiale batte regolarmente da tre giorni nel petto di un uomo di 57 anni. L’animale è stato geneticamente modificato in modo da essere compatibile con l’organismo umano, cercando di abbattere i rischi di rigetto. E’ accaduto negli Stati Uniti, nell’ospedale di Baltimora della University of Maryland School of Medicine, ed è un risultato inseguito da quasi 40 anni, quando nel 1984 la piccola Baby Fae era sopravvissuta per 21 giorni con il cuore di un babbuino. Il grande problema allora era il rigetto e gli strumenti per superarlo sono arrivati dalla genetica, con la possibilità di modificare il Dna degli animali in modo da rendere i loro organi compatibili con il corpo umano. Una strada che spesso, in tutti questi anni, ha sollevato dubbi etici e polemiche ma al momento la più vicina ad applicazioni concrete. E’ così che nel torace di David Bennett (nella foto Epa sotto), che soffriva di una malattia cardiaca giunta allo stadio terminale, per la prima volta batte il cuore di un animale geneticamente modificato.
PAZIENTE TROPPO GRAVE PER UN TRAPIANTO CONVENZIONALE
Il paziente sarà “costantemente seguito nelle prossime settimane per verificare se il trapianto fornisce dei benefici salvavita”, si legge sul sito dell’università americana. Le sue condizioni erano così gravi da scoraggiare un trapianto di tipo convenzionale. Così si è deciso per un intervento sperimentale, dopo l’ok per uso compassionevole arrivato alla vigilia di Capodanno dall’ente americano per il controllo sui farmaci, la Food and Drug Administration (Fda). Questo tipo di autorizzazione viene utilizzata quando un dispositivo medico sperimentale, in questo caso un cuore di maiale geneticamente modificato, è l’unica opzione disponibile per un paziente che deve affrontare una malattia che ne minaccia la sopravvivenza.
GALLI: FINALMENTE PARTE QUESTA SPERIMENTAZIONE
“Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di fare questo tipo di sperimentazione”, ha detto all’Ansa il pioniere delle ricerche sugli animali geneticamente modificati per i trapianti, Cesare Galli, fondatore e direttore di Avantea di Cremona. Dal 2006 Galli sta conducendo ricerche su modelli di suino per i trapianti e osserva che per anni si sono “temuti i rischi dei retrovirus suini, ma erano timori infondati, e ci si é fermati anche di fronte all’incertezza della durata del trapianto”. Gli interventi come quello eseguito nel Minnesota, aggiunge, “dimostrano che questi esperimenti vanno fatti. Finora si sono fatti test sui primati, ma questi sono un modello che resta tale: bisogna passare ai test sull’uomo per capire come procedere”. Attualmente il problema più grande nei trapianti da animali a uomo è la durata dell’organo, rileva Galli: finora un babbuino con il cuore di un maiale è sopravvissuto sei mesi, in un esperimento pubblicato due anni fa sulla rivista Nature. (foto Epa/University of Maryland School of Medicine – UMSOM)
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