Luis Sepulveda è morto oggi a 70 anni, a Oviedo in Spagna. Era stato il primo malato illustre di coronavirus e dal 25 febbraio soffriva per il Covid-19, che associato a patologie pregresse lo ha infine sconfitto. Nato in Cile – fu condannato all’esilio da Pinochet -, è l’autore de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, pubblicato in Italia nel 1993, ma soprattutto del conosciutissimo “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”, diventato un film d’animazione diretto da Enzo D’Alò, che lo ha consacrato scrittore per tutte le età. Secondo la sua casa editrice Guanda stava lavorando a un nuovo romanzo che dovrebbe intitolarsi “Agua mala”, un libro fortemente ambientalista che apriva in Sud America nuove sfide, alla grande industria della pesca e dell’allevamento, tra le altre. “Era una persona bellissima, solare, empatica, amava le persone. La scrittura era la sua vita. Ho avuto il privilegio di essere suo amico per 25 anni”, lo ricorda D’Alò. Il regista racconta il primo incontro: “Avevamo preso i diritti cinematografici della ‘gabbianella e il gatto’, era metà anni ’90 più o meno. Lui ne era felice, ci siamo scambiati opinioni, confrontati su tutto prima delle riprese e poi amava venire a vedere come procedeva la lavorazione”.
AD ASSISI AFFASCINATO DA SAN FRANCESCO CHE PARLA AGLI UCCELLI
Lo ricorda anche il direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato. “Ci chiamò la moglie Carmen – racconta padre Fortunato – e ci chiese se fosse stato possibile visitare la Basilica. Ovviamente accogliemmo con gioia la visita di Sepulveda che rimase molto colpito dal ciclo di affreschi di Giotto e in particolare dalla scena in cui San Francesco parla agli uccelli”. Per Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa, “con le sue favole e i suoi personaggi, principalmente animali, Sepulveda ha cresciuto piccoli e grandi sognatori che sono in grado di intravedere un altro mondo dove regnano principi umani di solidarietà, rispetto e fratellanza”. Rocchi sente “di dover ringraziare l’incredibile patrimonio che un uomo così sensibile e amante degli animali ci ha lasciato. Sepulveda era un vero animalista, per lui gli animali erano famiglia. Aveva gatti, cani, cavalli, pecore, lama, ricci e persino una rana. E a chi gli chiedeva come facesse rispondeva ‘la vita con gli animali non è così difficile come qualcuno crede, basta rispettare i loro spazi e insegnare loro a rispettare i nostri’. Rispetto è la parola chiave dalla quale ripartire, ora più di sempre”. (foto Ipp)