AGGIORNAMENTO DELLE 22 – CONTRORDINE: LA CARCASSA NON E’ STATA RECUPERATA
Il cetaceo morto avvistato tra Vado e Noli e segnalato come possibile carcassa del cucciolo di orca morto presumibilmente il 4 dicembre non è stato recuperato dalla Capitaneria di Porto, a differenza di quanto indicato in un primo tempo. E’ quanto si apprende dalla Capitaneria, che spiega come una volta giunta sul posto questa mattina non sia in realtà riuscita ad avvistare e quindi recuperare la carcassa. Più che ad un errore nella segnalazione, si tende a supporre che i resti dell’animale siano stati risucchiati in mare. In base ad alcune foto della carcassa, viene spiegato, vengono anche sollevati dubbi da alcuni biologi sul fatto che si tratti davvero del piccolo di orca, sostenendo che si tratti di un animale di altra specie. (Ansa)
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POST DELLE 19.50
Tra Vado e Noli, nel savonese, è stata recuperato dalla Capitaneria di Porto il corpo spiaggiato di un animale, che potrebbe essere il cucciolo di orca morto a inizio mese e componente della famiglia di orche che da un paio di settimane staziona davanti al porto di Pra a Genova. L’animale si trova in stato di decomposizione e solo la necroscopia potrà confermare che si tratti effettivamente della piccola orca, provando ad approfondire il motivo della morte dell’animale. “In base alle nostre osservazioni non si trattava di un neonato – spiega la biologa Giulia Calogero, presidente Menkab – ma era comunque un animale molto piccolo, presumibilmente di qualche settimana. Nelle nostre osservazioni il cucciolo era ancora vivo il 2 e il 3 dicembre, anche se appariva affaticato. Il 4 dicembre veniva invece spinto e trattenuto per la pinna dalla madre”, segno invece che a quel punto era già morto, spiega ancora.
LA SCOPERTA: LE ORCHE ARRIVANO DALL’ISLANDA
Si scopre intanto che provengono dall’Islanda e hanno percorso oltre 5mila chilometri le orche di Genova: si chiamano Riptide (Sn113), Aquamarin (Sn116) e Dropi (Sn115), assieme alla madre che ha perso il cucciolo nelle acque liguri, indicata con la sigla Sn114. La sorprendente identificazione è stata realizzata dal team composto dai biologi di Menkab, Artescienza e Università di Genova, grazie alla collaborazione di Orca Guardians Iceland. E’ il primo riscontro in assoluto di orche che migrano tra Islanda e Italia, segnalano in una nota “Menkab: il respiro”, Artescienza e Università di Genova. L’identificazione è stata possibile grazie alle immagini scattate da Samuele Wurtz di Artescienza, dalla presidente di Menkab Giulia Calogero e da Biagio Violi dell’Università di Genova, oltre ai colleghi del centro di ricerca islandese Duncan Versteegh, Manon Themelin e Marie Therese Mrusczok.
RICONOSCIUTE CON UN MATCHING FOTOGRAFICO DELLE PINNE
Il matching fotografico (sopra la foto pubblicata da Tethys) ha permesso di riconoscere gli esemplari dalle pinne e dai colori del dorso. Il banco è stato identificato per la prima volta in Islanda nel 2014, riavvistato regolarmente nel 2015 e 2016 e infine nel giugno 2017. Per due anni non ci sono state segnalazioni fino all’arrivo nel porto di Genova. “Vista la particolarità quasi unica di questa situazione, ogni informazione è importante al fine di comprendere al meglio la dinamica che ha condotto qui le orche e poter ipotizzare, per quello che sarà possibile, come potrà evolversi un loro eventuale spostamento – afferma la presidente Menkab Giulia Calogero -. Ringraziamo tutti gli enti coinvolti in questa situazione come Whale WatchGenova e gli coloro che hanno gestito le attività in merito, Acquario di Genova, Tethys e Capitaneria di Porto di Genova”.