Questa nuova rubrica è un esperimento.
ATTERRATI A ORBETELLO 28 (SU 31) IBIS EREMITA MIGRATORI GUIDATI DALL’UOMO
Sono atterrati nell’Oasi del Wwf della Laguna di Orbetello i 28 Ibis eremita che eseguono una migrazione controllata nell’ambito del progetto Ue Life+ ‘Reason for Hope’ portato avanti dai ricercatori austriaci della Waldrappteam, associazione con la quale il Wwf collabora. Per saperne di più, qui su 24zampe l’avventura completa. Il progetto – spiega il Wwf – punta a ‘re-insegnare’ la rotta migratoria ad una specie estinta in Europa da oltre 400 anni, ne rimangono poche decine di coppie nel resto del mondo. Anche se – fa presente l’associazione del Panda – ”il progetto è minacciato dal bracconaggio”. Fondamentale la collaborazione con gli zoo europei per aver messo a disposizione le uova di questi uccelli. I piccoli sono stati successivamente allevati dai volontari, ed è stato insegnato loro anche a volare grazie all’utilizzo di speciali ultraleggeri a motore. Passate le Alpi sono giunti in questi giorni a Orbetello, dove passeranno tutto l’inverno e saranno seguiti dai volontari del Waldrappteam e dal personale del Wwf Italia. Ma dei 31 animali partiti dall’Austria due risultano dispersi (tanto che è nato su facebook un gruppo per ritrovarli) ed uno ferito che si trova ora in una clinica specializzata. (Ansa)
L’EUROPARLAMENTO DA’ IL VIA A NUOVE REGOLE CONTRO LA CLONAZIONE ANIMALE
Gli europei non devono ritrovarsi nel piatto animali clonati, inclusi i loro discendenti e materiale da riproduzione, e gli alimenti derivati come latte e carne. Stesso divieto anche per l’import dai Paesi terzi. A dare il messaggio forte e chiaro sono le co-relatrici del testo legislativo approvato oggi dall’Assemblea di Strasburgo, a larga maggioranza. “La tecnica di clonazione non è completamente matura e in effetti non sono stati compiuti ulteriori progressi”, spiega la co-relatrice per la commissione Ambiente, Renate Sommer (Ppe). Secondo Sommer “il tasso di mortalità rimane altrettanto elevato, molti degli animali che nascono vivi, muoiono nelle prime settimane, e muoiono dolorosamente”. La co-relatrice per la commissione Agricoltura, Giulia Moi (M5S), rileva che “dobbiamo prendere in considerazione l’impatto sulla salute degli animali, ma anche sulla salute umana”. Secondo l’eurodeputata pentastellata “questa relazione invia ai nostri partner commerciali il messaggio che non siamo disposti a mettere la nostra salute, la salute delle nostre famiglie e delle generazioni future in gioco, utilizzando prodotti di dubbia qualità di questo tipo”. Le co-relatrici dovranno ora avviare i negoziati con Consiglio Ue e Commissione europea per trovare un accordo sulla nuova normativa. (Ansa)
CONFERMATO DIVIETO COMMERCIO PRODOTTI FOCA, RESTA DEROGA INUIT
Da oggi in Europa e’ confermato il divieto al commercio di prodotti di foca ottenuti dalla caccia commerciale, cosi’ come e’ vietato introdurre nel mercato dell’Unione Europea prodotti derivanti dalla cosiddetta caccia di gestione (per il contenimento delle popolazioni di foche, presenti anche nel nord Europa). Con le modifiche intercorse al testo originario del 2009, approvate a maggioranza (631 favorevoli, 31 contro, 33 astenuti) con il voto di oggi in plenaria al Parlamento UE si e’ quindi definitivamente conclusa la questione del divieto di commercio in Europa dei prodotti di foca vigente dal 2010, ma subito oggetto di ricorsi, presso la Corte di Giustizia UE prima e l’Organizzazione Mondiale del Commercio poi, da parte dell’industria della pellicceria e di trasformazione dei prodotti di foca. «Si tratta di un risultato storico veramente importante per il quale la Lav, insieme ad un network internazionale di decine di organizzazioni impegnate da anni nel salvare le foche, e’ stata sempre in prima linea: dalla spedizione in Canada nel 2004 per documentare le atrocita’ commesse a questi animali, al lavoro svolto presso le sedi decisionali politiche e giudiziarie», dichiara Simone Pavesi, Responsabile Lav Campagna Pellicce. Cosi’ in un comunicato la Lav. (Dire)
SUDAFRICA, MOBILITAZIONE CONTRO GRANDE BATTUTA DI CACCIA
Mobilitazione animalista in Sudafrica. La Società per la protezione degli animali locale sta tentando in tutti i modi di impedire una grande battuta di caccia della durata di una settimana, nel nord del paese, nel corso della quale potrebbero essere abbattuti centinaia di animali.
Secondo quanto si legge sul profilo Facebook dell’organizzazione animalista, nei prossimi quattro giorni alcuni ispettori della società si recheranno nelle fattorie coinvolte dall’iniziativa allo scopo di fare il possibile per impedire o limitare la mattanza. I controlli sono stati autorizzati con un regolare mandato dalla Corte di giustizia sudafricana e in caso di certificate crudeltà commesse nei confronti del patrimonio faunistico nazionale gli organizzatori della battuta di caccia potranno essere citati in giudizio.
Il tutto si svolgerà nel comune di Alldays, nella provincia di Limpopo, all’interno di alcune riserve private dove gli animali braccati saranno spinti verso cacciatori appostati in agguato su piattaforme di tiro specialmente attrezzate per l’occasione. Si tratta di una pratica legale ma destinata a suscitare sempre molte polemiche in quanto spesso gli animali in corsa vengono solo feriti e lasciati poi agonizzare per giorni nel cuore della savana. Gli animali non hanno alcun possibilità di scampare al massacro mentre i cacciatori non possono garantire un tiro sempre perfetto e letale.
La polemica giunge a poche settimane dall’abbattimento di Cecil, il leone simbolo del parco nazionale di Hwange, nello Zimbabwe – attirato fuori da una zona protetta e poi ucciso con arco e frecce e decapitato da un cacciatore statunitense -, che ha scatenato una violentissima controversia internazionale. (Asca)
BIMBO AGGREDITO DA DUE ROTTWEILER, DENUNCIATI I PROPRIETARI
Sono serie le ferite riportate da un bambino di otto anni che ieri, mentre passeggiava in un lido a Barletta sulla litoranea di Ponente con la madre e un’altra donna, è stato aggredito e morso da due cani rottweiler. Per lui i medici hanno disposto una diagnosi di un mese per ferite a volto, addome e gambe. I due titolari dello stabilimento, proprietari degli animali, sono stati denunciati per lesioni colpose e omessa custodia. Stando a quanto ricostruito dai carabinieri, intervenuti sul posto, mentre il bambino passeggiava i due cani sono usciti dal recinto in cui avrebbero dovuto essere custoditi e lo hanno aggredito. (Ansa)
COLOMBIA, UNA CAGNOLINA ANTI NARCOS SCOPRE UNA TONNELLATA DI DROGA
L’eroe del giorno in Colombia ha quattro zampe. ‘Mona’, una cagnetta labrador antidroga addestrata dalla polizia e ‘operativa’ all’aeroporto di Bogotà, è riuscita a scoprire un mega-carico: una tonnellata di cocaina mischiata a inchiostro per stampanti. La droga era stata nascosta in 48 scatoloni all’interno di un container con la scritta ‘ossido di zinco’. Subito dopo il colpo grosso, le autorità colombiane hanno allertato i loro colleghi messicani, che hanno a loro volta sequestrato altri 961 chilogrammi di cocaina arrivati all’aeroporto di Città del Messico su un volo decollato da Bogotà solo qualche ora prima. ‘Mona’ è quindi riuscita là dove i suoi ‘colleghi’ avevano fallito: infatti il primo carico era sfuggito agli altri cani poliziotto, ha precisato alla stampa il capo della polizia di Bogotà, generale Rodolfo Palomino, che ha insignito di una medaglia la cagnetta, in queste ore ‘star’ sui media locali. La particolarità di entrambi i carichi era che si trattava di ‘cocaina nera’: “quando abbiamo capito che c’era qualcosa che non andava abbiamo fatto i test chimici, confermando che la polvere nera all’interno dei container aveva un’elevata presenza di cocaina”, ha sottolineato il generale Palomino, precisando che ad attirare l’attenzione dei poliziotti è stata proprio ‘Mona’, che “si è seduta sugli scatoloni e non si è più mossa da lì”. La ‘coca nera’ era diretta a Sinaloa, la terra di Joaquin ‘Chapo’ Guzman, il narco numero uno del mondo, ricercato dopo la sua incredibile fuga da un carcere di massima sicurezza vicino a Città del Messico, hanno aggiunto i media locali, sottolineando che per ora non ci sono arresti, né in Colombia né in Messico. I media ricordano d’altra parte come quello della ‘coca nera’ sia uno dei mille stratagemmi messi a punto dai narcos por poter trasportare i carichi di narcotici. La tonnellata di droga era destinata, dopo il Messico, negli Stati Uniti o in Europa, ed aveva un valore pari a 19 milioni di dollari. (Ansa)