Le doppiette sono ormai riposte negli armadi blindati – la stagione della caccia si è chiusa due giorni fa con 16 morti e una cinquantina di persone ferite, oltre alle vittime animali – ma qualche “colpo” si spara ancora. Sono quelli che cacciatori e animalisti, in Lombardia, si scambiano sul piano dialettico. Dopo che il Consiglio dei ministri ha deliberato giovedì sera di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge della Regione Lombardia n. 17 del 4 dicembre 2018, dal titolo “Legge di revisione normativa e di semplificazione 2018” perchè “alcune disposizioni in materia di caccia invadono la competenza esclusiva dello Stato sulla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, in violazione dell’art. 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione”, Federcaccia Lombardia si è irritata e ha accusato l’Esecutivo di essere “succube degli animalisti”. Alcune associazioni avevano infatti presentato un esposto, rilevando “ben 4 illegittimità” nella norma regionale. (nelle foto Wojtek Radwanski/Afp, animalisti mentre “disturbano” i cacciatori di cinghiali nei boschi di Wiatrowiec, in Polonia)
LA POSIZIONE DELLA LEGA ANTICACCIA LAC…
“Il Governo, anche a seguito di un esposto delle associazioni ambientaliste Lac, Lipu, Lav, Wwf, Enpa, ha rilevato ben 4 illegittimità in altrettanti articoli in materia di esercizio della caccia” nella legge della Regione Lombardia n.17 del 4 dicembre 2018, “poiché in palese contrasto con la normativa nazionale”, scrive in un comunicato la Lega abolizione caccia (Lac). “In particolare – spiega la Lac – sono state violate disposizioni statali relative: alla annotazione non immediata, sul tesserino venatorio regionale, degli animali selvatici appena abbattuti dal cacciatore; alle distanze di rispetto dai luoghi di lavoro e dai fabbricati rurali in caso di utilizzo dei fucili nell’attività venatoria da appostamento; alla esclusività delle opzioni di caccia praticate o da appostamento fisso con richiami vivi o in forma vagante, attività che non può essere svolta in entrambe le modalità da parte del cacciatore; alla misurazione delle distanze di sicurezza degli appostamenti di caccia rispetto ai fabbricati, che vanno calcolate tenendo conto delle distanze lineari, a prescindere dalla morfologia del terreno”. Per la LAC “è scandalosa la pratica di legiferare da parte delle Regioni, come la Lombardia, approvando disposizioni che già in partenza si riconoscono come illegittime e in contrasto con i principi di ripartizione delle competenze in materia di gestione e tutela ambientale”.
…E QUELLA DI FEDERCACCIA LOMBARDIA
“Purtroppo il Governo è succube di certe associazioni animaliste che poco hanno a che spartire con la tutela dell’ambiente, della sicurezza e della salute, come dimostrato in materia di controllo del cinghiale”, afferma Federcaccia Lombardia dopo l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale, da parte dell’esecutivo, delle norme della Regione Lombardia. “Il Governo ha impugnato 3 commi della Legge di Regione Lombardia n. 17/2018 tra i molti che hanno apportato semplificazioni in materia di caccia. Sono modifiche che non paiono in contrasto con la legge nazionale, di cui sono solo una logica precisazione – sottolinea Lorenzo Bertacchi, vicepresidente Fidc Lombardia -. Sorprende l’impugnazione della precisazione che i capi abbattuti dai cacciatori debbano essere segnati quando raccolti, ovvero quando il cacciatore accerti di aver colpito e abbattuto la preda. La legge nazionale parla di abbattimento, non di semplice sparo”. “La precisazione sulla misurazione delle distanze si è resa necessaria per tener conto delle distanze lineari in montagna: ad oggi se tra due appostamenti c’era una cresta montuosa veniva misurata la distanza come se ci fosse un’immaginaria galleria ad unire gli appostamenti – conclude -. Quanto all’aumento a 200 metri della distanza per il recupero degli animali feriti da tutti gli appostamenti fissi con l’uso del fucile, si è trattato di una modifica che ci ha sorpresi, non gradita da molti cacciatori e che può provocare confusione tra opzioni di caccia; tuttavia è anche una questione di buona etica garantire il recupero degli animali feriti”.