Con la siccità crolla del 60% la produzione del fieno necessario all’alimentazione degli animali nelle aree terremotate, caratterizzate da una consistente presenza di allevamenti. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme in occasione dell’incontro con centinaia di agricoltori nel Comune di Amatrice (Rieti) undici mesi dopo prime scosse, per fare un bilancio sulla situazione nelle campagne e sulla ricostruzione delle stalle, completata solo al 55%. “Prati e pascoli sono a secco – sottolinea l’organizzazione agricola – e non riescono a garantire l’alimentazione di mucche e pecore. In molte aree colpite dal sisma è necessario utilizzare le altre colture in campo, a partire dal mais, che gli agricoltori stanno cercando di salvare dalla siccità a prezzo di gravi sacrifici in termini economici”. “Ma la imprese agricole – osserva Coldiretti – stanno lavorando duro anche per garantire la sopravvivenza delle tipicità che hanno reso note queste zone famose in tutto il mondo, come la lenticchia di Castelluccio, che quest’anno vedranno un calo del 30-40% del raccolto a causa della mancanza di pioggia e dei problemi causati dal sisma, o del formaggio pecorino, con gli animali che dopo lo stress da terremoto stanno ora subendo quello da caldo, che ha causato la diminuzione delle quantità di latte raccolto nelle stalle”. E proprio le stalle sono un’altra nota dolente. Per i coltivatori diretti, a undici mesi dalla prima scossa sono state realizzate e rese operative solo una stalla su due di quelle necessarie per ospitare gli animali ‘sfollati a causa del crollo delle stalle. Secondo l’analisi della Coldiretti sono stati realizzati anche il 53% dei fienili provvisori necessari nelle campagne dove durante l’inverno si è verificata “una vera strage di animali per l’effetto congiunto delle scosse e del maltempo che hanno fatto crollare le stalle e costretto gli animali al freddo e al gelo. (nella foto una manifestazione Coldiretti)
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