Un metodo innovativo per la produzione sostenibile di uova di riccio di mare, considerate una prelibatezza della cucina mediterranea, senza sacrificare questi fondamentali organismi dall’alto valore economico e ambientale. L’intera gonade, infatti, costituisce il prodotto edibile che estraendolo richiede l’uccisione del riccio. Merito dell’attività di ricerca sviluppata nel laboratorio di Ecologia Sperimentale Acquacoltura dell’Università di Roma Tor Vergata, pubblicata nella rivista Nature Sustainability di agosto, che ha fatto sì che il ‘caviale di riccio di mare’ venga prodotto in cicli multipli. Questo approccio no-kill, denominato ‘raking’ si avvale dell’elevata fecondità di questi organismi capaci di produrre milioni di uova per individuo. La produzione è stata sviluppata allevando lotti di femmine di riccio viola, indotte a deporre le uova ciclicamente grazie al protocollo di stimolazione messo a punto in questa ricerca. A seguito della stimolazione, i ricci producono un numero prodigioso di uova che vengono raccolte e centrifugate, prendendo la consistenza in una pasta cremosa, per l’appunto il caviale.
LA TECNICA “RAKING” CONSENTE CICLI PRODUTTIVI BREVISSIMI, IDEALI PER L’ALLEVAMENTO
Con il raking si induce l’ovulazione ciclicamente degli stessi ricci ogni 3-4 mesi, consentendo così di ottenere il prodotto attraverso cicli di allevamento molto più brevi rispetto ai circa 3-4 anni necessari con metodi standard. Il caviale di riccio di mare raccolto è stato apprezzato dai valutatori in termini di qualità sensoriali ed è stato preferito ai tradizionali prodotti a base di gonadi quando i valutatori sono stati informati sui criteri utilizzati per la produzione del caviale. Questo metodo rappresenta un’innovazione chiave per l’allevamento, consentendo ai produttori di superare le principali criticità che vincolano lo sviluppo dell’acquacoltura di questi organismi su scala globale. Rinunciare al sacrificio degli animali per l’estrazione delle loro gonadi significa che non è più necessario sostituire l’intero lotto di allevamento dopo ogni ciclo produttivo. Una tecnica che facilita anche la fornitura di gameti in condizioni controllate per usi biotecnologici al fine di sviluppare nuove ricerche in settori come la biologia cellulare, molecolare e l’ecotossicologia. (Ansa)
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