Proposta di legge delle ong contro gli allevamenti intensivi

Una proposta di legge contro gli allevamenti intensivi è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa alla Camera dalle associazioni ambientaliste Greenpeace Italia, Isde – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e Wwf Italia. Le associazioni hanno illustrato a parlamentari e giornalisti il testo della proposta di legge dal titolo “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia”. La proposta di legge intende favorire le piccole aziende agricole zootecniche, incoraggiando la transizione ecologica di quelle grandi e medie attraverso un piano di riconversione del sistema zootecnico italiano finanziato con un fondo dedicato e prevedendo nell’immediato una moratoria all’apertura di nuovi allevamenti intensivi e all’aumento del numero di animali allevati in quelli già esistenti.

IN ITALIA CONSUMIAMO TROPPA CARNE, PIU’ DI QUANTO CONSIGLIA L’OMS

L’obiettivo, spiegano le associazioni proponenti, è promuovere la transizione ecologica del settore zootecnico, riconoscendo il giusto prezzo ai piccoli produttori e garantendo ai consumatori l’accesso a cibi sani e di qualità, secondo i valori positivi del “Made in Italy”. Una transizione che richiede una riduzione dei consumi di carne e di prodotti di origine animale provenienti da allevamenti intensivi, considerando che il consumo medio di carne in Italia è superiore a quello consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il cambiamento, sottolineano, non può che partire da un freno all’ulteriore espansione dei maxi-allevamenti intensivi, specie nelle zone che già subiscono le conseguenze ambientali e sanitarie di un eccessivo carico zootecnico. (Ansa)

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AGGIORNAMENTO DEL 23 FEBBRAIO 2024 – SIMA: CONTRO LO SMOG MENO ALLEVAMENTO AVICOLI INTENSIVI

Gli allevamenti rappresentano la seconda causa di smog in Italia, e particolare preoccupazione destano gli impianti avicoli intensivi, sempre più diffusi nel nostro Paese. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) che su tale fronte lancia oggi un appello alle Regioni. “Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che gli impatti degli allevamenti avicoli sulla salute umana sono principalmente dovuti a produzione di elevate quantità di letame e quindi di azoto e altri nutrienti che possono causare eutrofizzazione dei corpi idrici superficiali e inquinamento delle falde sotterranee; emissioni nell’aria di ammoniaca, idrogeno solforato, ossidi di azoto, oltre che di PM2.5 e PM10 – spiega Sima – Il recente Decreto del Ministero della Salute sulla Biosicurezza in tema di influenza aviaria è un valido primo passo, ma si è occupato essenzialmente di tutelare gli animali stabilendo le distanze tra gli allevamenti. Nulla è stato deliberato a livello nazionale per garantire la biosicurezza dei cittadini, definendo distanze appropriate tra allevamenti e nuclei abitati, strutture agrituristiche, case sparse di campagna”. “Come Sima auspichiamo che le Regioni si attivino urgentemente per introdurre leggi regionali volte a definire parametri di distanza più restrittivi in funzione del livello di rischio, introducendo chiare indicazioni sulle distanze minime tra allevamenti avicoli e centri abitati in base a quanto riportato dalla letteratura scientifica (rischio chimico-fisico, biologico e sanitario associato, nonché soglie di inquinamento) – afferma il presidente Alessandro Miani – A tale riguardo Sima si rende disponibile per un’attiva partecipazione alla stesura di norme e regolamenti regionali in linea con le attuali conoscenze tecnico-scientifiche e sanitarie in materia di allevamenti avicoli”. (Ansa)

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