Primo caso di Peste suina africana (Psa) in Lombardia. Con il ritrovamento accertato, in queste ore, di una carcassa di cinghiale infetta a Bagnaria (Pavia), il territorio lombardo diventa la quarta regione colpita dall’epidemia del morbo dei suini, dopo Piemonte, Liguria e Lazio. La Psa, letale per cinghiali e maiali ma innocua per gli umani, si è manifestata nel nostro paese nei primi giorni del 2022, con un caso in Piemonte, cui si è subito aggiunta la confinante Liguria, con la quale condivide la zona appenninica, popolatissima dai cinghiali. I casi accertati nelle due regioni del nord sono arrivati a circa 800 e proprio in queste ore dovrebbero iniziare le battute di caccia per “depopolare” gli ungulati. Il nuovo salto di confine regionale, compiuto anche a dispetto delle decine di km di rete anti-cinghiali già installate da mesi, preoccupa gli allevatori di suini.
La rete anti cinghiali installata in questi giorni in val Borbera (Al) con lo scopo di contenere l’epidemia di peste suina africana pic.twitter.com/8tXjLHVWBS
— 24zampe (@24zampe) August 13, 2022
ALLEVATORI SUINICOLI PREOCCUPATI
L’emergenza mette a rischio la regione con la maggiore produzione di derivati da carne suina d’Italia e tra le principali al mondo. Inoltre, il pavese è zona del salame Varzi Dop. Cia-Agricoltori Italiani lancia l’allarme e chiede al Commissario straordinario per la Psa, Vincenzo Caputi, immediate azioni risolutive. “La situazione è gravissima – fa sapere il presidente di Cia Lombardia, Paolo Maccazzola -. Serve arginare questa piaga, prima che si arrivi al blocco della circolazione dei prodotti di derivazione suina. Non possiamo lasciare in mano ai cacciatori e alle guardie forestali tutta la responsabilità del contenimento, sono necessari abbattimenti fatti in maniera mirata e soprattutto in tempi rapidi”. Per questo, Cia chiede l’intervento dell’Esercito per “ridurre drasticamente il numero dei cinghiali con personale qualificato”. Per Confagricoltura Mantova, che “sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo – spiega Alberto Cortesi, presidente dell’associazione – e che il pavese era il territorio più a rischio, ora è ancora più necessario rafforzare le misure di biosicurezza presenti all’interno dei nostri allevamenti”.
L’INDUSTRIA DEI SALUMI VALE 8 MILIARDI
Va ricordato che quasi il 90% degli allevamenti suinicoli nazionali, si concentra in Lombardia (50% del totale dei capi), Piemonte (14%) ed Emilia-Romagna (13%). La fase agricola (32mila allevamenti suinicoli) genera un valore di oltre 3 miliardi di euro con un’incidenza pari al 5,7% del valore complessivo della produzione agricola nazionale, quasi il 20% di quello realizzato dall’intera zootecnia. L’industria dei salumi realizza un fatturato di oltre 8 miliardi di euro con un’incidenza del 5,6% su quello del settore alimentare nazionale.
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