AGGIORNAMENTO DELL’11 FEBBRAIO 2022 – I CASI ARRIVATI A 35: UN DECRETO PER COMBATTERE LA PSA
Si inasprisce la lotta contro la Peste suina africana. Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi un provvedimento d’urgenza per arrestarne la diffusione sul territorio nazionale. La malattia, non trasmissibile all’uomo ma altamente contagiosa, ha colpito finora solo i cinghiali. Il timore è che possa contagiare anche i suini d’allevamento. Lo scopo del decreto è quindi assicurare la salvaguardia della sanità animale, tutelare il patrimonio suinicolo nazionale e Ue e non ultimo salvaguardare le esportazioni, il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera. Una filiera del valore di oltre 1,4 miliardi di euro tra le principali regioni produttrici, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, sottolinea Confagricoltura Piemonte. Il provvedimento, approvato oggi, su proposta dei ministri delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, e della Salute, Roberto Speranza, non avrà ricadute sulla finanza pubblica. Tra le misure previste, l’attuazione, entro 30 giorni dalla sua entrata in vigore, dei Piani Regionali di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione del virus, la nomina di un Commissario straordinario e l’obbligo, per chi rinviene cinghiali feriti o deceduti nell’ambito delle attività di attuazione dei Piani regionali o nello svolgimento di attività venatoria o boschiva, di coltivazione o in caso di sinistro con cinghiali, di segnalare il rinvenimento immediatamente al servizio veterinario della ASL competente. Il provvedimento rappresenta “un risultato importante e cruciale per la tutela del patrimonio suinicolo nazionale e di tutta la filiera”, sottolinea il presidente della commissione Agricoltura, Filippo Gallinella. Tuttavia per Cia è necessaria una riforma radicale e urgente della Legge 157/92 sulla Fauna selvatica. Mentre per il presidente Coldiretti, Ettore Prandini occorre “vigilare oltre che sul piano sanitario anche contro le speculazioni di mercato”. Intanto oggi è stato confermato il 35esimo caso positivo al virus dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte Liguria e Valle d’Aosta (Izsplv) che si occupa di analizzare i campioni biologici prelevati dalle carcasse dei cinghiali trovati morti. Anche quest’ultimo caso, a Rossiglione (Genova), ai confini tra Liguria e Piemonte, rientra nella zona infetta che comprende i territori di 78 Comuni in provincia di Alessandria e 36 in Liguria. La prima positività è sta riscontrata il 27 dicembre nei boschi di Ovada (Alessandria). Finora sono stati trovati 18 capi infetti in Liguria, 17 in Piemonte. Oggi si è anche conclusa, nella sede della Provincia di Alessandria, la missione Euvet sulla Peste suina. Il Team di esperti della Commissione Europea, che opera in situazioni di emergenza veterinaria, ha fornito assistenza scientifica, tecnica e pratica per perfezionare le misure di controllo ed eradicazione. Gli esiti della missione, iniziata lunedì scorso, saranno discussi la prossima settimana, alla riunione dell’Unità Centrale di Crisi. Secondo gli esperti, per contenere la diffusione del virus dovrà essere realizzata una seconda rete di recinzione esterna rispetto quella già esistente lungo le autostrade A26 e A7 dove si è concentrato il focolaio. Il perimetro delimitato è di 275 chilometri, tra Piemonte e Liguria. La Società Autostrade sta già provvedendo a rafforzare le recinzioni, la seconda rete dovrà essere installata non appena il piano di eradicazione sarà definito. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DEL 4 FEBBRAIO 2022 – LAV: SALVI I SUIDI DA COMPAGNIA E NON A SCOPO DI LUCRO
“Sono salvi i maiali di ogni genere e i cinghiali tenuti non a scopo di lucro, messi al sicuro dalla produzione e dalla macellazione nei mesi e negli anni scorsi da cittadini e rifugi, che erano stati colpiti dalle ordinanze del Ministero della Salute e delle Regioni Liguria e Piemonte, in chiave di contrasto alla diffusione della Peste Suina Africana. È una vittoria della Lav, che ha da subito offerto assistenza legale alle persone, ha interloquito con le Istituzioni e stava depositando un ricorso al Tar per l’annullamento dei provvedimenti di ‘abbattimento e macellazione’ di questi animali”. Così la Lav dà la notizia appena ricevuta, contenuta in una nota di chiarimento del Ministero. “Ha prevalso il buonsenso nel prevedere esclusivamente azioni di prevenzione incruente, in relazione ai suidi ‘da compagnia’ – commenta il presidente Lav Gianluca Felicetti e comunica una seconda buona notizia – il Ministero della salute, infatti, opportunamente, annuncia anche la ‘definizione di un provvedimento finalizzato alla corretta registrazione di questa categoria di suini e dei loro proprietari nella banca dati nazionale informatizzata’. Oltre al lieto fine, abbiamo così ottenuto un ulteriore risultato in favore di tutti gli animali ‘ex zootecnici’ ma tenuti a scopo di affezione”. L’atto ministeriale annunciato, infatti, sancirà la possibilità per chiunque possa garantire il benessere di questi animali, di veder riconosciuta, e normata, una relazione umano-animale fondata su affetto e rispetto e non sullo sfruttamento e la morte. (Adnkronos)
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AGGIORNAMENTO DEL 3 FEBBRAIO 2022 – ISPRA: PERSISTENZA VIRUS INDIPENDENTE DALLE DENSITA’
La comparsa del virus della Peste suina africana “è totalmente indipendente dalle densità” delle popolazioni di cinghiali. E’ quanto si legge nei chiarimenti pubblicati da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). “Le popolazioni di cinghiale infette più vicine all’Italia vivono a diverse centinaia di chilometri di distanza. (nell’est europeo, ndr) – scrive Ispra – La comparsa dell’infezione nel cinghiale in Piemonte e Liguria è sicuramente dovuta all’inconsapevole introduzione del virus da parte dell’uomo”. Secondo Ispra, inoltre, “‘l’elevata densità del cinghiale non ha effetti significativi sulla persistenza in natura della Peste suina africana. La notevole resistenza del virus nell’ambiente fa sì che la malattia continui a circolare per anni, anche in popolazioni di cinghiale a densità bassissime (es. circa 0,5/km2)”. Ispra ricorda, inoltre, che nella fase d’emergenza nella quale viene delimitata l’area infetta “è fortemente consigliato evitare qualsiasi attività che possa causare la dispersione degli animali sul territorio e con essa la possibile diffusione del virus, sia in modo diretto, aumentando la mobilità di eventuali cinghiali infetti, sia in modo indiretto, come effetto della contaminazione di indumenti, scarpe, materiali e veicoli. Secondo le simulazioni effettuate, per poter rallentare significativamente la diffusione della Peste suina africana – aggiunge lspra – si dovrebbe rimuovere nel brevissimo periodo la quasi totalità della popolazione di cinghiale (circa il 90%), obiettivo irrealistico da raggiungere nella gran parte dei contesti presenti sul territorio nazionale”. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DEL 1° FEBBRAIO 2022 – FINORA 28 CASI DI PSA TRA LIGURIA E PIEMONTE
Negli ultimi giorni è stato accertato un solo nuovo caso di Peste suina africana tra i cinghiali trovati morti nell’area infetta che comprende 114 Comuni di Liguria e Piemonte. L’aggiornamento di oggi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Piemonte Liguria Valle d’Aosta, che esegue le analisi, è di 28 cinghiali positivi, 14 in Piemonte e altrettanti in Liguria. (Ansa)
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POST DEL 29 GENNAIO 2022
Il focolaio di Peste suina africana (Psa) scoppiato tra Piemonte e Liguria si è per ora contenuto lungo le direttrici autostradali della Voltri-Sempione (A26), della Genova-Serravalle (A7) e della bretella tra Novi Ligure e Tortona. Un’area ‘rosso scuro’ dentro la zona infetta che nel suo insieme riguarda invece il territorio di 114 comuni nelle due regioni, oltre a una settantina in una zona di confine. “Stiamo lavorando per creare barriere fisiche che delimitino ulteriormente la zona infetta e abbiamo chiesto alla concessionaria autostradale di rafforzare a sua volta le reti di recinzioni”, spiega Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte Liguria Valle d’Aosta, designato come commissario straordinario interregionale per l’emergenza Psa.
IL CASO “GENOVA”: I CINGHIALI DEL TORRENTE BISAGNO
All’unità di crisi nazionale, convocata martedì, si parlerà inoltre del caso di Genova. Sul greto del torrente Bisagno scorrazzano da anni di cinghiali, una “situazione che merita particolare attenzione anche di ordine sanitario”, spiega Ferrari. In città sarà inoltre attrezzato un altro centro diagnostico. Finita la fase più acuta dell’emergenza verrà stilato un piano di sfoltimento dei cinghiali: “Sulla necessità di abbatterne, visto che si ipotizza ce ne siano 40-50 mila, siamo tutti d’accordo, eccetto qualche associazione animalista”, dice Ferrari. In realtà, una petizione organizzata da diverse associazioni ha già raccolto quasi 40mila firme contro l’uccisione di animali anche sani e di proprietà di privati cittadini e rifugi, considerati a rischio sia per la Psa che per l’influenza aviaria. I casi accertati di Peste suina africana tra i cinghiali nell’area infetta sono al momento 27, di cui 14 in Piemonte e 13 in Liguria, le carcasse esaminate 53; per le altre zone delle due regioni le analisi, condotte su 94 campioni, hanno dato tutte esito negativo. Il virus, di cui sta procedendo al sequenziamento nel centro specializzato di Teramo, è molto contagioso tra cinghiali e suini – in Cina, dove ha contagiato gli allevamenti, sono stati costretti ad abbattere 300 milioni di maiali -, ma non si trasmette all’uomo.
FORSE LE MISURE DI CONTENIMENTO SI POTRANNO ALLENTARE
Per Ferrari, “la prima fase dell’emergenza si concluderà quando sarà possibile, sulla base dei dati epidemiologici, delimitare con precisione l’area infetta. Sperando che il focolaio non si allarghi, quindi, tra qualche settimane si potrà ragionare sull’allentamento di qualche misura. E’ un nostro punto fermo: il Paese ha già sofferto tanto per il Covid, cerchiamo di alleviare questi limiti imposti dall’emergenza della Peste suina africana”. All’orizzonte c’è anche un vaccino: “Se ne stanno sperimentando due e su uno ci sono speranze, non è prodotto da una società italiana ma il Cerep di Perugia (centro di referenza nazionale per lo studio delle malattie da pestivirus e asfivirus, ndr) fa parte del circuito internazionale per i test sui vaccini”. L’emergenza Psa “non ha colto l’Italia di sorpresa – conclude Ferrari – c’è una rete che funziona invidiata dall’Europa”.
Su 24zampe: Psa, per il Wwf “sistemi produttivi e di consumo da ripensare”