In Calabria sequestrati 235 ghiri congelati e altri vivi: 3 arresti

I carabinieri hanno sequestrato a Delianuova, nel Reggino, le carcasse di 235 ghiri tenute in sacchetti di plastica conservati in un congelatore da tre persone che sono state arrestate con l’accusa di cattura ed uccisione di animali di specie protetta. I militari, nell’ambito del medesimo servizio, hanno anche trovato numerosi esemplari di ghiri vivi che erano tenuti in gabbie, all’ingrasso. Gli esemplari congelati erano confezionati in oltre 50 pacchetti, destinati verosimilmente alla vendita o al consumo. I ghiri sarebbero considerati un cibo prelibato negli ambienti aspromontani e un segno di rispetto da portare in tavola nelle mangiate di ‘ndrangheta, cucinati arrostiti, alla brace o al sugo.

UN CIBO CONSIDERATO PRELIBATO IN CERTI AMBIENTI

Importante lasciare sempre la coda ben visibile per evitare che i commensali possano pensare di stare consumando un ratto. I tre arrestati sono anche accusati di produzione di sostanze stupefacenti perché ritenuti i responsabili di una coltivazione di marijuana, composta da 730 piante, che era stata avviata su un terreno comunale. Gli arresti sono stati fatti dai carabinieri di Delianuova e dello Squadrone eliportato cacciatori “Calabria” in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica.

AGGIORNAMENTO DEL 18 OTTOBRE – L’ESPERTO LAV: LA DIFFUSIONE DEL PIATTO SUPERA I CONFINI REGIONALI

“Non è certo la prima volta – spiega Ciro Troiano, criminologo e responsabile Osservatorio Zoomafia di Lav – che emergono connessioni tra caccia di ghiri e criminalità, come dimostrano alcune inchieste. Nel mese di aprile 2016 in provincia di Reggio Calabria, i Carabinieri, nel corso di un’operazione contro le ‘Ndrine, su ordine delle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Locri e Palmi, trassero in arresto, 27 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di traffico di armi ed ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, eroina e marijuana, ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi, furto venatorio e caccia di frodo. Tali soggetti erano dediti anche al bracconaggio con mezzi e armi illegali a danno di cinghiali e in particolare ghiri, che cacciavano abusivamente nel Parco dell’Aspromonte. 300 i ghiri trovati uccisi. Le pietanze a base di ghiri rientrerebbero tra le portate delle “mangiate ‘ndranghetiste”, consumate nel corso di summit, di riunioni o di incontri di chiarimenti. Secondo alcune testimonianze, pare che gli ‘ndranghetisti che annualmente si riunivano al Santuario della Madonna di Polsi utilizzassero il ghiro in “piatti di pacificazione”, quando c’era da mettere pace tra le famiglie in contrasto. È quanto emerso nel corso dell’operazione “Solare” della Dda di Reggio Calabria, che ha portato nel mese di settembre 2008 all’arresto di duecento trafficanti internazionali di droga in Italia e all’estero. Le intercettazioni dei Ros hanno svelato che le famiglie mafiose della Locride, quando avevano la necessità di un incontro pacificatore, ricorrevano a pranzi in montagna a base di ghiri uccisi illegalmente. In altra storia, è capitato anche che ad un detenuto in carcere i familiari non abbiano fatto mancare la sua pietanza preferita: ghiri in salsa di pomodorini… Sarebbe un errore ritenere che il ghiro venga braccato per diventare una pietanza solo in Calabria: ahinoi, la diffusione di questo piatto supera i confini regionali. Altro errore sarebbe quello di considerare affiliati alle cosche calabre tutti coloro che mangiano tali animali. La triste e illegale tradizione di cacciare, catturare e allevare ghiri a scopo alimentare ha origini antiche ed è indipendente dal fenomeno malavitoso; le mafie, si sa, sono brave ad insinuarsi in riti e folklori locali per appropriarsene e restituirli all’insegna del loro dominio. Chi domina usi, condotte sociali e abitudini di un territorio, domina l’intera comunità”, conclude Troiano.

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  • Dario |

    Bestialità senza limiti…
    È proprio il caso di dire “che ci faccio qui”

  • Dario |

    Bestialità senza limiti…
    È proprio il caso di dire “che ci faccio qui”

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