Nuovo stop alla sperimentazione sui macachi avviata dalle Università di Torino e Parma. Il Consiglio di Stato, infatti, ha ribaltato la sentenza del Tar del Lazio dello scorso giugno (la n. 5771) – che aveva dato l’autorizzazione al progetto di ricerca ‘Ligth Up’ condotto dai due atenei – sospendendone le attività di ricerca fino al 28 gennaio prossimo, data della discussione collegiale in udienza pubblica. Il progetto era stato sospeso già una volta dal Consiglio di Stato nel gennaio scorso, poi a maggio il Tar aveva respinto i respinto i ricorsi degli animalisti dando, appunto, di nuovo via libera alle sperimentazioni. L’ordinanza del Consiglio di Stato arriva a seguito dell’appello della Lav – Lega antivivisezione contro la sentenza del Tar e quindi contro il ministero della Salute e i due atenei, e prevede anche entro 70 giorni una verifica sullo stesso progetto.
I RICERCATORI: IN BALIA DELL’ANTISCIENZA
A occuparsene sarà l’Irccs Fondazione Bietti per lo studio e ricerca in oftalmologia: dovrà rispondere alle domande se il progetto di ricerca in questione è perseguibile soltanto mediante sperimentazione sulla specie ‘primati umani’ vivi; se il numero di sei primati è il minimo indispensabile; se sono stati considerati tutti e tre gli elementi posti dalla legislazione comunitaria e da quella nazionale pongono quali condizioni per la sperimentazione. La verifica, si legge nell’ordinanza del Consiglio di Stato, “dovrà valutare quale delle due parti, entrambe portatrici di interessi di straordinario valore – quelle del benessere degli animali in quanto esseri senzienti e quello della ricerca scientifica – riceverebbe il danno piu’ grave e irreparabile dall’esecuzione della sentenza appellata”. Il collegio ricorda poi la propria ordinanza n.230/2020 che affermava che “spetta a chi sperimenta, e con la certificazione degli organi indipendenti prescritti dalla legge, dimostrare che non esistono alternative alla sperimentazione su animali vivi. Nel mondo della ricerca è dura la critica all’ordinanza di Research4Life, che parla di “una sentenza che pesa come un macigno sul futuro della ricerca italiana, sempre più in balia dell’antiscienza e dell’aggressiva deriva animalista”.
GLI ANIMALISTI: PROGETTO CON INCONGRUENZE
E’ una sentenza “che lascia senza parole – aggiunge – attoniti e tristi”. A nulla, ricorda, “sono valse la recente relazione del ministero della Salute sulla indisponibilità di metodi alternativi e la lettera aperta dei rappresentanti scientifici di molte università italiane”. Sul fronte opposto, l’associazione Animalisti Italiani ha consegnato, al ministero della Salute a Roma e all’università di Torino, due assegni di 2 milioni di euro sporchi di rosso a simboleggiare il sangue dei macachi reclusi nello stabulario di Parma. In contemporanea hanno organizzato una manifestazione sempre al ministero contro la vivisezione, cui hanno partecipato tanti cittadini, attivisti e le altre associazioni Enpa e Task Force Animalista, oltre alla Lav. Quest’ultima sostiene che “questa importante pronuncia fa chiarezza oltre il ‘muro di gomma’ che difende un progetto sperimentale in cui emergono sempre di più requisiti mancanti, incongruenze e insufficienti valutazioni di parte”. L’associazione ricorda che la sperimentazione oggetto del progetto ‘Light-up’ prevede la lesione della vista, con invasivi interventi al cervello, e l’uccisione finale degli animali, esperimento classificato dallo stesso Ministero della Salute con il grado di dolore più alto ed eseguito su delle specie fortemente protette dalle norme nazionali ed europee”. (Ansa)