AGGIORNAMENTO DEL 13 FEBBRAIO 2020 IN CODA – LAV: OGNI ANNO 22 MILIONI DI ANIMALI USATI IN RICERCA
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POST DEL 11 FEBBRAIO 2020
Approvare e fissare una durata di tre anni per la moratoria sul divieto di utilizzo degli animali nelle sperimentazioni per la ricerca sulle sostanze d’abuso e gli xenotrapianti d’organo. Lo chiedono, in una lettera al premier Giuseppe Conte, quattro direttori scientifici di altrettante strutture di ricerca italiane a nome di tutti i ricercatori: l’Istituto Nazionale dei Tumori, l’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare, l’Ospedale San Raffaele di Milano e l’istituto Mario Negri di Milano. Nelle ultime settimane, scrivono Giovanni Apolone, Marco Foiani, Gianvito Martino e Giuseppe Remuzzi, “si è scatenato un violento attacco alla ricerca biomedica, che usa come pretesto il termine ‘vivisezione’, pratica fuori legge in Italia e in tutta Europa, con l’obiettivo di precludere al nostro paese la pratica legale, strettamente regolamentata e delimitata, nota come sperimentazione animale”. L’Italia sta già affrontando procedura d’infrazione per la direttiva europea 63/2010, che stabilisce le misure sulla protezione degli animali usati nelle sperimentazioni, per via delle “immotivate restrizioni” aggiunte a questa normativa, “sottoposte di anno in anno a moratoria”.
“MOLTE RICERCHE USANO METODI ALTERNATIVI MA PER ALTRE USARE ANIMALI E’ NECESSARIO”
Ciò pone l’Italia, secondo i ricercatori, in una condizione “di inferiorità e manifesta inaffidabilità nei confronti dei colleghi europei”, e rischia di precludere l’accesso a fondi comunitari rendendo ancora più difficile la situazione della ricerca italiana, di tanti lavoratori e anche di alcuni dei 1600 nuovi ricercatori che si spera possano essere presto reclutati. Scoraggerà anche il rientro di diversi ricercatori e ne spingerà altri ad abbandonare il paese. Molte ricerche possono utilizzare metodi alternativi, continuano, “ma altre fondamentali necessitano – in misura controllata in quantità e qualità da commissioni istituzionali – dell’impiego di animali. Neanche l’ultimo grande successo della ricerca italiana, l’isolamento del coronavirus, sarebbe stato possibile senza le metodologie messe a punto anche grazie alla sperimentazione animale”. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DEL 13 FEBBRAIO 2020 – LAV: OGNI ANNO 22 MILIONI DI ANIMALI USATI IN RICERCA
Quasi 10 milioni di animali utilizzati ogni anno nella ricerca di base e applicata, nei test e per la didattica, con oltre un milione di procedure (circa l’11% del totale) con un livello di sofferenza animale “grave”, il più alto e non alleviabile. E altri 12,6 milioni di animali allevati per mantenere le colonie di animali geneticamente modificati e/o soppressi per esubero e fornitura di tessuti, “arrivando all’incredibile cifra di 22 milioni”. Sono i dati ‘da ecatombe’ del report della Commissione Europea sulla sperimentazione animale, di cui dà notizia la Lega antivivisezione (Lav). “Una promessa chiave della direttiva 2010/63 – sottolinea l’associazione – era fornire risultati tangibili verso la completa sostituzione degli animali nella ricerca. Tuttavia, le relazioni della Commissione illustrano quanto sia lontana l’Ue da una significativa transizione verso la scienza non basata su modelli animali”. Il rapporto, “clamorosamente – aggiunge la Lav – afferma che almeno cinque Stati Membri non effettuano ispezioni senza preavviso, mentre nove sembrano non soddisfare nemmeno le minima richiesta di controllo di un terzo degli stabilimenti all’anno. L’Italia arriva a malapena al 40%”. E il ‘BelPaese’ si posiziona, per numero di animali usati, ben al quinto posto dietro a Inghilterra, Germania, Francia e Spagna. “Grazie alla sperimentazione animale – afferma la biologa Michela Kuan, responsabile Lav ricerca senza Animali – siamo ancorati a un modello fallimentare. Solo con un concreto sostegno alla ricerca basata su modelli sostitutivi, a cominciare da maggiori finanziamenti, potremo favorire una ricerca efficace ed etica. Ora, auspichiamo che, almeno, non venga sprecata l’opportunità, nell’approvazione del decreto Milleproroghe, di vedere inseriti i divieti già previsti dal 2013, cioè di non testare più su animali le dipendenze da droga, alcol e fumo su animali; per questo rinnoviamo le nostre istanze al ministro Speranza”.