Nel 2018 gestire gli animali nelle città è costato circa 221 milioni di euro (182 milioni nel 2017), dei quali circa 177 per i Comuni e 44 per le aziende sanitarie locali, con la pubblica amministrazione che però ha speso il 58% del bilancio destinato al settore solo per la gestione dei canili rifugio, circa 102 milioni di euro della spesa stimata per il 2018. I numeri del “Rapporto animali in città 2019” di Legambiente parlano chiaro: il trend resta caratterizzato da luci ed ombre con un gap tra Nord e Sud che vede la Pubblica Amministrazione impegnata a gestire l’esistente senza riuscire ad agire sulla “prevenzione e l’educazione dei cittadini facendo applicare le norme esistenti”.
I COMUNI PIU’ ANIMAL FRIENDLY SONO AL NORD: MODENA, PRATO E VERONA
Nel divario Nord-Sud tra i comuni più virtuosi ci sono Modena, Prato e Verona, rispettivamente per i regolamenti, per l’organizzazione, e per la qualità del servizio ad un costo minore. Le Ausl Toscana centro e Modena, con la Asl Napoli 1 Centro si sono distinte per i servizi veterinari più efficienti. Il dossier, giunto alla ottava edizione, si basa su dati forniti dalle amministrazioni comunali e dalle aziende sanitarie e mette in luce, sottolinea Legambiente, “la necessità di una strategia nazionale che metta in sinergia i diversi livelli dell’amministrazione pubblica, rendendo protagonisti i cittadini, per superare una situazione in troppi casi ancora oggi drammatica”.
COSTO MAGGIORE NON SEMPRE CORRISPONDE A SERVIZI MIGLIORI
Per Legambiente, inoltre, spesso si evidenzia che “ad un costo maggiore non corrisponde sempre un servizio migliore”: il Comune di Verona è quello che, a fronte di servizi di qualità, registra la spesa minore (1,43 euro a cittadino); tra i comuni che spendono di più ma con servizi scarsi c’è Montalbano Jonico (Mt): 30,34 euro a cittadino solo per gestire i cani in canile. Il 66% dei Comuni dichiara di avere uno sportello (ufficio o servizio) dedicato ai diritti degli animali in città (95% per i Comuni capoluogo) e il 16% dei Comuni (l’88% per i Comuni capoluogo) di avere un canile sanitario. Situazione peggiore per i gattili sanitari, presenti nel 6% dei Comuni e nel 36% dei Comuni capoluogo. Solo l’11% è in contatto con un centro di recupero per animali selvatici. Per quanto riguarda i canili rifugio la situazione è critica “soprattutto al Sud con canili lager, in Calabria e Sicilia un vero buco nero” – dice Legambiente – e “la sterilizzazione, per la gestione degli animali, è ancora bassa”.
NEI PROSSIMI 5 ANNI ANDRA’ IN PENSIONE QUASI LA META’ DEI VETERINARI
Sui microchip per Legambiente “c’è un miglioramento ma siamo ancora lontani dal misurare la situazione reale”: i cani (unico animale d’affezione soggetto a registrazione obbligatoria) in Italia a dicembre 2019 oscillano tra gli 11.630.000 e i 27.300.000, per i gatti (anagrafe facoltativa) solo 602.421 risultano registrati, mentre indagini ‘specifiche’ confermano un numero simile a quello dei cani. Legambiente infine denuncia “una situazione critica per il prossimo futuro delle aziende sanitarie locali” che “inciderà pesantemente sul servizio: nei prossimi 5 anni il 45% per cento dei veterinari andrà in pensione e non ci sarà un ricambio con il rischio di mancanza di personale, e non ci sono ancora Piani regionali per nuove assunzioni”.(ANSA).