AGGIORNAMENTO DELL’11 OTTOBRE 2019 – PICCO EMERGENZIALE VERSO LA FINE, ESTESA L’AREA SENZA CACCIA AI VOLATILI
L’emergenza per l’avifauna nel Delta del Po, nella valle Mandriole ravennate, dove migliaia di uccelli sono morti per un’epidemia di botulino “pare sia in fase di rientro” e la sospensione della caccia nella zona limitrofe viene rimodulata. Lo comunica il Parco del Delta del Po. Il nuovo provvedimento, rispetto al precedente, sospende l’attività venatoria limitatamente ai soli uccelli acquatici, mentre elimina il divieto temporaneo per ciò che riguarda le altre specie, non interessate – precisa il Parco – dall’episodio di botulismo. “Il picco emergenziale, nel frattempo, pare sia in fase di rientro, come emerso dalle riunioni del tavolo tecnico. L’area nella quale vige il provvisorio divieto di caccia degli uccelli acquatici, tuttavia, viene leggermente estesa rispetto al provvedimento precedente, che indicava un raggio di tre chilometri dalla zona del contagio”. La nuova area di interdizione viene infatti coincidere con confini fisici ben determinati, “e ciò per garantire sia agli organi deputati alla vigilanza, sia agli stessi cacciatori, una maggiore verificabilità sul campo e certezza nella definizione delle aree inibite temporaneamente alla caccia di uccelli acquatici”. C’è ancora attesa per gli esiti dei monitoraggi e dei sopralluoghi in corso in questi giorni da parte di Ispra e degli enti competenti per valutare le tempistiche per il ripristino della regolare attività venatoria e la conclusione della fase emergenziale. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DEL 9 OTTOBRE 2019 IN CODA – IL COMUNE DI RAVENNA: LA SITUAZIONE MIGLIORA
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AGGIORNAMENTO DELL’8 OTTOBRE 2019 IN CODA – LA REAZIONE DELLE ONG AMBIENTALISTE E ANIMALISTE
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AGGIORNAMENTO DELL’8 OTTOBRE 2019 IN CODA – LA PROCURA AL LAVORO PER RICOSTRUIRE I FATTI
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AGGIORNAMENTO DEL 7 OTTOBRE 2019 IN CODA – IL PARCO DEL PO SOSPENDE LA CACCIA NELL’AREA
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AGGIORNAMENTO DEL 7 OTTOBRE 2019 IN CODA – ENPA CHIEDE DI SOSPENDERE LA CACCIA
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AGGIORNAMENTO DELLE 21.30 IN CODA – LA PROCURA APRE UN FASCICOLO
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“Una vera e propria ecatombe in una delle zone più preziose del patrimonio ambientale italiano, protetta dalle norme europee ed italiane e dalla convenzione di Ramsar”. Così Italia Nostra parla della moria di uccelli acquatici – alzavole, germani – che negli ultimi giorni si è registrata nel Ravennate, nella zona di Valle della Canna, forse provocata da un’intossicazione di botulino prodottosi per una combinazione di fattori tra cui il ristagno e la scarsità delle acque, le temperature elevate, la presenza di molti escrementi di uccelli. “Solo venerdì 4 ottobre, sono stati recuperati 1075 uccelli morti (di cui 35 trampolieri) e 185 ancora vivi. Circa 300 quelli recuperati nei giorni precedenti, di cui una sessantina i superstiti. Di questi 60, sette quelli sopravvissuti alla strage”, spiega Italia Nostra. “Si calcola che i morti complessivi possano essere almeno il triplo, ovvero svariate migliaia, senza contare quelli che avranno contratto l’intossicazione per poi andare a morire altrove, come già segnalato per alcuni siti”. “Dato che i primi decessi sono stati segnalati a settembre e alla riapertura della caccia non è più stato possibile ignorare la situazione, perché non si è provveduto prima ad immettere acqua fresca nella Valle ormai marcescente? Le responsabilità sono gravissime, si parla di reati penali”, prosegue l’associazione che valuterà, “anche a livello ministeriale ed europeo, tutte le azioni utili ad individuare i responsabili di questa ecatombe e del relativo stato di emergenza sanitaria”. La Lega attacca Comune e Regione: “Una strage che si poteva evitare”, se solo la gestione dell’area fosse rimasta sotto la responsabilità delle associazioni venatorie, che curavano il riciclo delle acque e la pulizia.
L’AMMINISTRAZIONE DI RAVENNA SI DIFENDE: “FAVORITO AZIONI STRAORDINARIE”
L’amministrazione comunale di Ravenna si difende e precisa di essersi attivata sin dal primo momento, per monitorare la situazione e intervenire nei modi possibili. Ieri alcune decine di volontari delle associazioni, venatorie e non, hanno operato per prelevare gli uccelli morti e soccorrere quelli malati con il supporto di personale del Comune e del centro recupero avifauna, concordandolo con tutti gli enti preposti, al fine di cercare di arginare il fenomeno verificatosi. Al riguardo “si ringraziano tutti gli intervenuti per il prezioso lavoro svolto”. Molti cacciatori, scrive il Resto del Carlino, vista la situazione per gli uccelli hanno rinunciato alla prima giornata del calendario venatorio. Il Comune, insieme a tutti gli enti competenti, fa sapere di aver favorito azioni straordinarie per il ricambio delle acque della valle in maniera rapida e per fornire così ossigeno all’area e limitare la proliferazione del botulino con l’auspicio di uscire dall’emergenza. “D’altra parte – prosegue la nota – si tratta di un ambiente tenuto artificialmente in un difficile equilibrio, attraverso la regolazione dei livelli idrici, e la cui gestione è molto complessa perché esistono esigenze molto diverse tra loro e a volte contrapposte, in relazione alle condizioni di vita del patrimonio di flora e della diversa fauna che lo popola. Questo delicato equilibrio è stato messo ulteriormente a dura prova, oltre che dalle note problematiche legate ai cambiamenti climatici anche dalle temperature anomale del mese di settembre e inizi di ottobre, che hanno contribuito a determinare la situazione di criticità”.
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AGGIORNAMENTO DELLE 21.30 – LA PROCURA APRE UN FASCICOLO
La Procura di Ravenna ha monitorato sin dalle prime battute il fenomeno alla base di strage di volatili nella Valle della Canna, a Ravenna, aprendo di conseguenza un fascicolo per chiarire tutte le circostanze della vicenda. Il caso è stato denunciato da Italia Nostra: solo venerdì sono stati recuperati 1075 uccelli morti (di cui 35 trampolieri) e 185 ancora vivi. Circa 300 quelli recuperati nei giorni precedenti, di cui una sessantina i superstiti. Secondo l’associazione ambientalista potrebbero però essere molti di più. Alla base potrebbe esserci un’intossicazione da botulino.
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AGGIORNAMENTO DEL 7 OTTOBRE 2019 – ENPA CHIEDE DI SOSPENDERE LA CACCIA
“Quello che sta accadendo è gravissimo, una vera e propria strage su cui occorre subito intervenire anche con misure di buonsenso. Per questo, intanto, ci appelliamo alla Regione Emilia-Romagna, che si è già distinta per senso di responsabilità, chiedendo di sospendere immediatamente la caccia, soprattutto in Romagna. È l’unico modo per non aggravare la situazione e consentire il ritorno alla normalità”. Lo chiede Enpa Onlus, Ente nazionale per la protezione degli animali, commentando la moria di uccelli nel Ravennate, probabilmente uccisi da botulino. “La Procura della Repubblica – ricorda Enpa – sta accertando eventuali responsabilità sulla gestione della zona umida, un ambiente delicato e che deve necessariamente prevedere il coinvolgimento del mondo scientifico, ma non si può aspettare ulteriormente”. “La tutela della biodiversità – prosegue l’associazione – ha sempre la priorità rispetto alla caccia. Pertanto, ci aspettiamo che le amministrazioni si attivino il prima possibile per bloccare altre stragi”. Gli esemplari uccisi da una probabile intossicazione da botulino sono più di mille, “un dato – aggiunge Enpa – destinato sicuramente a crescere, con gravissime ripercussioni sulle popolazioni selvatiche”.
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AGGIORNAMENTO DEL 7 OTTOBRE 2019 – IL PARCO DEL PO SOSPENDE LA CACCIA NELL’AREA
Il Parco del Delta del Po sospende la caccia nell’area del Ravennate interessata da una moria di uccelli a causa di una probabile intossicazione da botulino. L’ente ha disposto la sospensione di qualsiasi forma di attività venatoria in un raggio di tre chilometri dal perimetro dell’area interessata, in Valle Mandriole, o Valle della Canna. Il Parco ricorda che nell’area interessata dal fenomeno l’attività venatoria non è mai consentita, a differenza delle zone contigue. Il provvedimento, assunto anche dalla Regione Emilia-Romagna per le aree di competenza, risponde a un triplice obiettivo: la permanenza degli uccelli in acque non contaminate, evitare il potenziale abbattimento di un numero consistente di esemplari sani che potrebbero essersi spostati, non causare un’eccessiva pressione sulle specie già interessate dalla moria. Lo stop resterà in vigore fino a nuova comunicazione. Per Italia Nostra Ravenna, tra le associazioni che avevano denunciato la strage dell’avifauna, il provvedimento è tardivo: “Venerdì si sono concluse le prime operazioni di raccolta, con circa 1500 volatili morti e 130 ancora vivi, ma, anziché chiudere immediatamente le attività venatorie e continuare di gran carriera i recuperi lanciando un appello a tutte le associazioni di volontariato affinché collaborassero numerose, per ben tre giorni (sabato, domenica e lunedì, giorni di attività venatoria) la Valle è stata lasciata al suo destino ed è stata interrotta la raccolta degli animali ancora vivi. Tre giorni preziosissimi persi pur di non chiudere la caccia”. Italia Nostra stima che gli uccelli morti possano essere almeno 4mila. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DELL’8 OTTOBRE 2019 – LA PROCURA AL LAVORO PER RICOSTRUIRE I FATTI
Ricostruire tutta la trafila di eventi, e le eventuali responsabilità, che hanno determinato la strage di volatili nella Valle della Canna alle porte di Ravenna. Questo l’obiettivo dell’indagine aperta dalla Procura ravennate. L’ipotesi di reato configurabile appare al momento fluida, oscillando tra l’inquinamento ambientale e il disastro ambientale: scenari investigativi che potranno consolidarsi solo alla luce dell’inchiesta. Nel fascicolo confluiranno i risultati delle prime analisi che indicano nel botulino la causa di morte degli uccelli. Gli inquirenti acquisiranno inoltre carcasse di volati morti per ulteriori analisi di laboratorio. In programma anche sopralluoghi mirati per la verifica e la conseguente documentazione fotografica dello stato dei luoghi. Al momento gli uccelli contagiati sono almeno 1.300 anche se stime ufficiose indicano che oltre 3mila esemplari potrebbero avere contratto la patologia che si è fin qui rivelata letale nell’oltre 90% dei casi. Il cosiddetto ceppo ‘aviare’ del botulismo è specifico per gli uccelli e non è in grado di contagiare l’uomo. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DELL’8 OTTOBRE 2019 – LA REAZIONE DELLE ONG AMBIENTALISTE E ANIMALISTE
Sulla criticità della gestione idrica che si scagliano gli ambientalisti. La situazione “è molto grave”, commenta Antonino Morabito, Legambiente, perché “tutte le amministrazioni competenti, Comune, Regione ed Ente parco, da anni sapevano” del “potenziale pericolo” derivante dal prosciugamento degli invasi, e “non hanno messo in atto le misure necessarie per impedirlo”. Tra l’altro, aggiunge, sono stati “ignorati” alcuni campanelli d’allarme, come “i primi uccelli che stavano male trovati e segnalati dai cittadini già a metà settembre”. Sulla stessa linea i Verdi dell’Emilia-Romagna, per i quali si tratta di una strage che “con una corretta gestione dell’acqua” si sarebbe “potuta evitare”. Lipu-BirdLife Italia avverte: fenomeni simili possono essere aggravati anche dai cambiamenti climatici e per prevenirli “serve un cambio di rotta”.
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AGGIORNAMENTO DEL 9 OTTOBRE 2019 – IL COMUNE DI RAVENNA: LA SITUAZIONE MIGLIORA
La situazione della Valle della Canna, dove negli ultimi giorni si è verificata una moria di uccelli acquatici “è in miglioramento” e questo porta a ritenere “che il picco della diffusione della contaminazione sembra ormai superato, ferma restando la necessità di attendere l’esito dei monitoraggi specifici previsti nei prossimi giorni”. Lo spiega il Comune di Ravenna, facendo il punto dopo il tavolo tecnico per l’emergenza, convocato in mattinata. La strage di volatili si è verificata a causa di “un episodio acuto di contaminazione da botulino di tipo C”. Dalla mattina del 5 ottobre, sottolinea l’amministrazione, è stata fornita acqua, circa 65mila metri cubi al giorno, e l’immissione proseguirà fino al 13, portando il livello ad un massimo di 10-15 centimetri e oltre in tutta la valle. Si è deciso un sopralluogo, venerdì, da parte di Polizia provinciale, Carabinieri Forestali, Ispra, Parco del Delta e tecnici comunali, per valutare “se la fase di emergenza possa considerarsi conclusa”. (Ansa)