Presentato a Roma il progetto internazionale “Life beef carbon” sulla riduzione dell’impronta di carbonio dell’allevamento bovino da carne. Obiettivo dell’iniziativa progettuale, curata per la parte italiana dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) insieme ad Aprocarne e Unicarve, è quella di proporre delle strategie di mitigazione per ridurre l’impronta di carbonio dell’allevamento bovino da carne del 15% nei prossimi dieci anni. La finalità rientra nel Pacchetto Clima ed Energia della Commissione Europea, che impone la riduzione delle emissioni di gas serra del 36% nel 2030. Il progetto – spiega una nota – parte dalla raccolta di una serie di dati riguardanti la superficie aziendale, gli animali allevati, le colture, l’alimentazione e il tipo di allevamento per poi calcolare il carbon footprint della carne prodotta e di altri fattori, quali la qualità dell’aria e dell’acqua, la biodiversità, il consumo di energia e di suolo. Il calcolo – aggiungono i ricercatori – include i gas ad effetto serra emessi nell’ambito dell’allevamento, ma anche quelli emessi per produrre i mangimi acquistati, i fertilizzanti, le sementi, i fitofarmaci, i combustibili e l’energia elettrica. I Paesi europei produttori di carne coinvolti sono Francia, Irlanda, Italia e Spagna per un campione totale di 2mila aziende di carne bovina sotto osservazione con lo scopo di creare un osservatorio nazionale ed europeo ed un network di 170 aziende innovative a bassa impronta di carbonio. Le aziende italiane coinvolte sono ventuno: 11 in Veneto e dieci in Piemonte. Secondo stime ottenute ridurre nelle aziende campione l’impronta di carbonio del 15% nei prossimi dieci anni può significare un abbattimento delle emissioni di anidride carbonica pari a 120mila tonnellate. (Ansa)
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