Nuovo caso di contagio da malattia della cosiddetta “mucca pazza” in un allevamento bovino della Gran Bretagna. Lo confermano le autorità locali citate oggi dalla Bbc, precisando che il caso ha riguardato un capo di bestiame in una fattoria dell’Aberdeenshire, in Scozia. Il responsabile dell’Economia Rurale per il governo scozzese, Fergus Ewing, ha precisato che l’allevamento è stato già isolato, con il divieto di movimento degli animali e il blocco del commercio di capi vivi o di carne. Era dal 2015 che non accadeva. Per il momento si tratta comunque di provvedimenti singoli, anche perché il contagio risulta essere stato individuato prima di qualunque contatto con “la catena del cibo umano”, precisa ancora la Bbc. Il primo episodio di mucca pazza in Scozia – territorio ricco d’allevamenti di qualità – risale a 10 anni orsono. Sheila Voas, capo veterinario della zona, ha invitato a evitare allarmismi, ma ha anche sollecitato “tutti gli allevatori che avessero il minimo motivo di preoccupazione” a rivolgersi al suo ufficio per “consigli” immediati. Le preoccupazioni sono giustificate: la qualità della carne scozzese è rinomata ma le esportazioni potrebbero risentire fortemente di una diffusione della malattia. La Cina, ad esempio, ha revocato il divieto delle importazioni di carne bovina solo nel mese di giugno, dopo oltre due decenni di restrizioni dovute alla malattia della mucca pazza. L’encefalopatia spongiforme bovina (Bse), nota come “sindrome della mucca pazza”, è causata da proteine “sbagliate” chiamate prioni, in grado di modificare e infettare altre proteine nel cervello. Le malattie da prioni sono patologie degenerative letali e attualmente incurabili e la più nota è proprio la Bse che, nel 2001 – in seguito alla trasmissione all’uomo (e chiamata malattia di Creutzfeldt-Jakob) – ha provocato oltre 200 decessi e causato una delle crisi alimentari più gravi mai state registrate.
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