Affetto, empatia, sollievo ma purtroppo anche pericolosi batteri resistenti agli antibiotici: questo hanno portato ai bambini ricoverati in ospedale i cani da pet therapy del Johns Hopkins Hospital di Baltimora, nel Maryland. Pippi, Poppy, Badger e Winnie (quest’ultimo nella foto sopra) sono quattrozampe che hanno fatto visita a 45 piccoli pazienti sottoposti a trattamenti per la cura del cancro negli Usa e quindi con il sistema immunitario indebolito. I medici, sospettando un rischio infezione, hanno effettuato ricerche sulla carica batterica cui erano esposti i bambini dopo le visite dei pets. La cattiva notizia è che chi passava più tempo con i cani aveva una probabilità 6 volte maggiore di venire a contatto con superbatteri resistenti agli antibiotici rispetto a quei piccoli che stavano meno con gli animali. Quella buona è che si è scoperto che lavare i cani prima delle visite e usare speciali salviette detergenti abbatte di molto il rischio di diffusione dei batteri.
TUTTI GLI ANIMALI SONO POTENZIALMENTE PERICOLOSI
Lo studio della Johns Hopkins University è stato illustrato venerdì scorso in una riunione scientifica a San Francisco. Tutti gli animali, “che abbiano pelliccia, piume o scaglie, potenzialmente trasportano germi che possono farci ammalare”, ha detto Casey Barton Behravesh del Centers for Disease Control and Prevention, ma è anche noto che le interazioni con animali domestici e da pet therapy possono essere utili a riprendersi da una serie di problemi di salute, alleviano l’ansia e la tristezza, abbassano la pressione sanguigna e alcuni pazienti riescono addirittura a fare a meno dei farmaci. I ricercatori del Johns Hopkins Hospital hanno individuato sul pelo dei cani batteri Staphylococcus aureus resistenti alla meticillina (Mrsa), che spesso vivono sulla pelle senza causare sintomi ma possono diventare pericolosi se entrano nel flusso sanguigno, attaccando le valvole cardiache o provocando altri danni. In Usa l’Mrsa sarebbe responsabile di circa 11mila decessi l’anno.
LA RICERCA DI BALTIMORA NEL DETTAGLIO
Lo studio di Baltimora ha esaminato 45 bambini che hanno giocato con i cani e gli hanno dato da mangiare, accarezzandoli e abbracciandoli in almeno 13 visite nel 2016 e 2017. Piccoli pazienti negativi all’Mrsa ma che dopo la pet therapy invece erano positivi al superbatterio in circa il 10% dei campioni prelevati. Anche i cani erano positivi nel 40% dei casi e la ricerca ha evidenziato che più tempo si trascorreva con gli animali, maggiore era la possibilità di contaminarsi. I ricercatori pensano che i cani siano venuti a contatti con l’Mrsa in ospedale, di fatto “una trasmissione da persona a persona, avvenuta attraverso il contatto con la pelliccia”, ha detto un ricercatore. Bagni con shampoo speciale ai cani prima delle visite e l’utilizzo di salviette disinfettanti in ospedale ogni cinque minuti hanno ridotto drasticamente il livello dei batteri sui cani. (foto sopra Meghan Davis/Johns Hopkins University/Ap)