Metà delle tartarughe del Mediterraneo ha plastica in corpo. Lo ha scoperto una ricerca internazionale a cui ha collaborato l’Ispra, il centro studi del ministero dell’Ambiente. I risultati sono stati diffusi alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Ambiente che si celebra domani, martedì 5 giugno 2018, e che mette proprio la plastica al primo posto tra le emergenze ambientali. Il progetto europeo Indicit utilizza le tartarughe marine Caretta caretta come indicatori dell’impatto della plastica sugli animali del Mediterraneo. Le Caretta caretta sono largamente diffuse in vari habitat e hanno la caratteristica di ingerire i rifiuti marini. Oltre all’Ispra, Indicit vede coinvolti partner internazionali di Grecia, Spagna, Canarie, Azzorre, Francia, Tunisia e Turchia. Dopo un primo anno di analisi eseguite su 611 tartarughe (187 vive e 424 morte rinvenute sulle spiagge), è emerso che il 53% degli esemplari presentava plastica ingerita. Tra le tartarughe morte, il 63% aveva plastica nell’apparato digerente. Tra quelle vive è stata rinvenuta nelle feci nel 31% dei casi. I primi risultati del progetto mostrano quanto gli oggetti di plastica si spostino da un mare all’altro anche su grandi distanze per mezzo delle correnti marine. Nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia è stato rinvenuto l’involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami.
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