Il nuovo ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ha giurato ieri insieme al resto del governo, ottiene il gradimento da parte di animalisti e ambientalisti. L’ex comandante del Corpo Forestale in Campania, a suo tempo assai critico sull’accorpamento con l’Arma, ora è generale di brigata dei Carabinieri. Da forestale la sua indagine più nota è stata quella sui rifiuti nella Terra dei Fuochi, la piana agricola del Casertano tristemente conosciuta anche grazie alla sua attività investigativa. L’Ente Nazionale Protezione Animali lo apprezza anche per “l’impegno da sempre profuso nelle attività di prevenzione e di contrasto delle ecomafie e dei reati contro gli animali. Specie quelli legati al bracconaggio, che, per il nostro Paese, rappresenta una vera piaga, anche per la contiguità con il mondo della criminalità organizzata”. Costa, che a giudizio di Enpa ha gioco facile nel far dimenticare il suo predecessore Gianluca Galletti, è promosso anche dagli ambientalisti del Wwf (per la presidente Donatella Bianchi “finalmente la persona giusta al posto giusto”), da Greenpeace (“ha un’ottima reputazione”) e da Legambiente (per il presidente Stefano Ciafani “ha sempre servito lo Stato, da forestale e da carabiniere, e lo farà in maniera egregia anche da ministro”). Gli antivivisezionisti di Lav incoraggiano il neoministro a intervenire subito per attuare il suo punto del “Contratto per il Governo del cambiamento” riguardo alla “implementazione delle leggi attuali riguardanti i reati contro l’ambiente, gli animali, fatti gravi non ancora perseguiti e un maggiore contrasto al bracconaggio”. Attuazione che dovrebbe vedere protagonista anche il collega Guardasigilli, Alfonso Bonafede. Rinaldo Sidoli del Movimento animalista, infine, scrive su tw di conoscere bene e apprezzare Costa “come un sincero amante dei diritti degli animali e ambiente”.
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