E’ vietato tenere gli elefanti in catene, in modo tale che non si possano muovere e nemmeno sdraiare su un fianco: chi li sottopone a queste condizioni merita la condanna per maltrattamenti di animali, anche perché mettere le catene alle loro zampe comporta il rischio probabile di provocare lesioni ai pachidermi. Così la Cassazione ha confermato la multa penale di duemila euro nei confronti di Luigi Mendola, gestore dell’American Circus: nella tappa degli spettacoli ad Alessandria, nel novembre del 2013, era stato denunciato dagli animalisti per la situazione nella quale erano tenuti cinque elefanti, ritenuta dagli attivisti del tutto “incompatibile con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze”.
RISARCITE LE ASSOCIAZIONI LAV E ANPANA
Gli ‘ermellini’ hanno inoltre stabilito che le associazioni animaliste Lav e Anpana, che si sono costituite parte civile nel processo penale, a fianco degli elefanti schiavizzati, hanno diritto ad essere risarcite. In loro favore, intanto, la Cassazione – con la sentenza 10164 depositata ieri – ha stabilito che l’imputato paghi 3.500 euro per le spese legali sostenute, e ne versi altri 2mila alla Cassa delle Ammende, oltre alla multa. Ad avviso della Suprema Corte, il Tribunale di Alessandria – che nel 2016 ha condannato il patron dell’American Circus – ha evidenziato “con chiarezza che la situazione nella quale gli elefanti erano stati trovati non era passeggera e contingente, né dettata dalla necessità di operare per la pulizia e la cura degli animali, perché gli elefanti erano legati con catene corte che ne impedivano i movimenti ed erano stati trovati in tale situazione all’interno del tendone dove erano ricoverati per la notte, senza che vi fossero operazioni di pulizia in programma o in corso”.
PER GLI ANIMALI IMPOSSIBILE “DEAMBULARE E SDRAIARSI”
“La detenzione degli elefanti in catene – prosegue il verdetto – al di fuori dei momenti in cui il contenimento è strettamente necessario per esigenze di cura o pulizia, appare assolutamente incompatibile con la natura degli animali, perché realizza una compressione intollerabile della possibilità che l’elefante ha di muoversi, sia pure nello spazio limitato di un recinto”. Le catene erano state messe a una zampa anteriore e ad una posteriore, e gli elefanti erano impossibilitati “a deambulare, alzarsi autonomamente e sdraiarsi di lato”. (Ansa)