Si apre una nuova frontiera per l’alimentazione dei pesci di allevamento, dove l’Italia eccelle per qualità e quantità nella produzione di trota, spigola e orata, con un business di quasi 400 milioni di euro. Le tradizionali farine e oli di pesce potrebbero presto essere sostituiti da mangimi a base di scarti ricavati dalla macellazione di pollo, insetti, microalghe e gambero rosso della Louisiana, specie aliena tra le cento più invasive e quindi più dannose per la biodiversità d’Europa. E’ il progetto Sushin dedicato alla ricerca di ingredienti alternativi in acquacoltura attento anche al valore nutritivo, alle performance di crescita degli animali, al benessere, alla qualità e alla sicurezza alimentare. A realizzarlo è il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) che presenta i primi risultati oggi ad Aquafarm, appuntamento internazionale a Pordenone dedicato alle buone pratiche e alle tecniche innovative per la produzione sostenibile di cibo dall’acqua. Una due-giorni per affrontare la certificazione dei metodi di produzione, dai vertical farming alle tecniche fuori suolo (idroponiche, acquaponiche e aeroponiche acquaponica). Sistemi questi ultimi, fa sapere il Crea, dove sussiste l’impossibilità normativa di ricevere la certificazione biologica, nonostante le sollecitazioni da parte dei produttori. L’Italia, ricorda il Crea, batte ogni record per la diversificazione delle produzioni ittiche, al punto da essere leader per quanto riguarda la molluschicoltura biologica con quasi 6 mila tonnellate di cozze, 260 tonnellate di vongola verace e 4 tonnellate di ostriche. Sul podio delle specie di pesci maggiormente allevate, invece, ci sono la trota iridea con 551 tonnellate, l’orata con quasi 100 tonnellate, i cefali con 90 tonnellate e spigola con 10 tonnellate. (Ansa)
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