Tanto tuonò che piovve. Dopo una serie di “attacchi laterali” alla presenza di orsi e lupi sul proprio territorio, la Provincia di Bolzano ha annunciato l’uscita dai progetti per il ripopolamento di questi animali, Life Ursus e WolfAlps, finanziati dall’Ue. E l’assessore provinciale Arnold Schuler ha annunciato su Fb “Ora passiamo all’attacco”, in riferimento alle recenti incursioni dei grandi predatori, soprattutto ai danni di pecore. Ne avevamo già scritto qui nei giorni scorsi, quando Schuler aveva anticipato l’iniziativa a contadini e gestori di alpeggi altoatesini. La Provincia autonoma, in sostanza, chiede un tetto massimo per i lupi e prelievi (cioè catture o abbattimenti) più facili, incassando l’ok del governatore trentino Ugo Rossi. Per oltre un secolo, l’Alto Adige era stato privo di lupi: l’ultimo esemplare era stato abbattuto nel 1896 in val di Funes. Da pochi anni, con migrazioni da sud e da est, è invece tornato, all’inizio accolto addirittura con curiosità e anche benevolenza. Il clima è però radicalmente cambiato negli ultimi mesi, quando è aumentato il numero di pecore e vitelli sbranati. Il lupo è anche il maggior indiziato per la recente morte di un cucciolo di lama. Gli allevatori sono così passati ai fatti: hanno ritirato 400 pecore dall’Alpe di Siusi e ricondotte negli ovili più a valle. Il Dolomiten, il maggior quotidiano di lingua tedesca in Alto Adige, in un corsivo ha ricordato che “è stato il cacciatore a risolvere il problema di Cappuccetto rosso, ed altrettanto faccia la Provincia autonoma”. Il Wwf austriaco definisce “assurda” la richiesta, sollevata da allevatori a nord e a sud del Brennero, di bandire il lupo dalle Alpi orientali. “Gli abbattimenti non mettono in sicurezza i greggi, anzi, potrebbero addirittura aumentare il numero delle incursioni”, afferma Christian Pichler, esperto di lupi del Wwf austriaco all’Apa. Ora, l’assessore Schuler ha annunciato che, assieme al governatore Arno Kompatscher, farà pressione a Roma e Bruxelles “per introdurre un tetto massimo per i lupi”. Una linea condivisa anche dal Trentino, come ha spiegato il governatore Ugo Rossi: “L’Alto Adige è con il Trentino sia nella richiesta avanzata nei confronti del Governo per la norma di attuazione per la gestione della materia, sia nell’intenzione di andare in Europa, con l’onorevole Herbert Dorfmann, per discutere dello stesso argomento”. Schuler ha inoltre comunicato la revoca del contratto del progetto Life Ursus, che riportò alla fine anni Novanta l’orso in Trentino. Ora i plantigradi sono tra i cinquanta e i sessanta. Inoltre, la Provincia autonoma di Bolzano farà pressione sul Parco nazionale dello Stelvio per interrompere la collaborazione anche con il progetto per il ripopolamento dei lupi, WolfAlps. L’uscita dai due progetti è da considerare soprattutto un segnale politico. A livello pratico, la Provincia autonoma, che ha la competenza per la caccia, mira a una riduzione del livello di tutela dei lupi, che – secondo Schuler – non sono più a rischio estinzione. Per esempio, la marmotta in Alto Adige può essere abbattuta in certe circostanze, anche se sotto tutela. Su questo fronte, da anni gli animalisti sfidano la Provincia nelle aule giudiziarie. “Non sarà facile, ma proseguiamo su questa strada con convinzione”, ha ribadito Schuler.
