Cani e gatti randagi ma anche mucche e altri animali vaganti in Puglia. Mufloni (grandi, piccoli, femmine, maschi) nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Volpi a Brescia. Nutrie in Veneto. Cinghiali nel Lazio. Sono tanti e presenti lungo tutto lo Stivale gli animali nostri “nemici”, per i quali gli enti locali a vario titolo hanno autorizzato l’abbattimento o stanno legiferando per consentire ai cacciatori di metterli nel mirino. L’Ente Nazionale Protezione Animali ha promosso per domani, giovedì 1° giugno, una giornata di mobilitazione straordinaria su Facebook, chiedendo ai propri sostenitori di “protestare sulle bacheche degli enti locali filovenatori per ottenere il rispetto della normativa italiana. Normativa che prevede non l’uccisione in massa degli animali ma il ricorso obbligatorio e in via prioritaria ai metodi incruenti”, spiega una nota Enpa. La scintilla è scattata dopo una discussione sui social tra Michele Emiliano e il M5S sull’esercizio dell’attività venatoria ed in particolare “sulla caccia a cani e gatti inselvatichiti” contenuti in un ddl della Regione Puglia, denunciati dai grillini. Ma è l’intera situazione a essere “preoccupante – per l’associazione animalista -, considerando anche la modifica alla legge sui Parchi che consentirebbe spari anche all’interno di aree protette. Eppure la legge 157/92 è molto chiara: i metodi ecologici obbligatori per il controllo delle specie e per la prevenzione di presunti danni, devono avere la priorità su abbattimenti i quali comunque escludono il mondo della caccia. La verità è che la legge è ignorata per compiacere la lobby venatoria”. La Protezione animali indica in “funzionari e amministratori locali che continuano ad emanare norme e delibere palesemente contrarie alle sentenze di Tar e di Consiglio di Stato” i responsabili della situazione, “figure istituzionali che continuano a farsi beffa delle leggi e delle sentenze” e minaccia di individuarne i nomi per “renderli noti e segnalarli alla Corte dei Conti”.
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