Sedici mesi, il massimo della pena. Questa la condanna per i quattro giovani calabresi che a Sangineto, provincia di Cosenza, hanno impiccato e ucciso a bastonate il cane Angelo, emessa dal giudice monocratico del Tribunale di Paola, Alfredo Cosenza. L’esecuzione della pena per Giuseppe Liparoto, Nicholas Fusaro e Francesco e Luca Bonanata è stata sospesa subordinandola a sei mesi di lavori di pubblica utilità da svolgersi presso associazioni animaliste, in un canile municipale. “Il buon esito dell’attività dovrà comunque essere certificato dal responsabile della struttura”, spiega l’Enpa in una nota. Inoltre, per gli imputati del gesto efferato avvenuto il 24 giugno scorso, il giudice monocratico del tribunale di Paola ha stabilito il pagamento di duemila euro di risarcimento danni per ciascuna parte civile, tra cui il Comune di Sangineto e una ventina di associazioni e il pagamento delle spese processuali. Il giudice Cosenza ha anche disposto la confisca del badile utilizzato dai quattro imputati per uccidere il cane Angelo dopo averlo sottoposto a sevizie. Sin dal primo mattino, in attesa della sentenza, l’Associazione animalisti italiana ha attuato un sit in davanti il palazzo di giustizia.
LE REAZIONI DEL MONDO ANIMALISTA
Soddisfazione per la sentenza é stata espressa da Riccardo Manca, dell’associazione Animalisti italiani Onlus. “Per la prima volta – ha detto Manca – viene applicata nel nostro Paese la pena massima per le sevizie e l’uccisione di animali. Angelo, creatura inerme e indifesa, ha finalmente avuto giustizia”. “Ovviamente – ha detto ancora Manca – continueremo a chiedere a tutti gli italiani di firmare la petizione per l’inasprimento delle pene previste per il maltrattamento e l’uccisione di animali”. “Adesso tutta l’attenzione – commenta la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – si concentra sull’attività di volontariato dei quattro. Sarà necessario vigilare affinché essa venga svolta in modo serio e puntuale presso una struttura accreditata e che non sia invece considerata dagli uccisori di Angelo come una scappatoia. A chi certificherà tale percorso essi devono poter dimostrare un reale e sincero ravvedimento”. “E’ una buona notizia che abbiano avuto il massimo della pena – nota il responsabile Diritti degli Animali dei Verdi, Rinaldo Sidoli – e noi, come Verdi, siamo moderatamente contenti della sentenza ma ci batteremo perché il Parlamento approvi una modifica alla legge con l’inasprimento delle pene previste per il maltrattamento e l’uccisione di animali”. Concorda Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente: “Il rigore con cui il giudice ha applicato il codice mostra che occorrono sanzioni penali più severe per chi maltratta e uccide gli animali. Chi maltratta e uccide gli animali deve andare in carcere”. E anche Paolo Bernini, portavoce del M5S, è sulla stessa linea: “Sebbene secondo la legge questi pericolosi soggetti hanno avuto il massimo della pena, appare evidente che per la gravità del reato commesso, in considerazione anche dell’efferatezza e dell’incrudelimento contro un cane indifeso, tutto questo non possa essere punito in modo così blando. Tutto ciò richiede solo un impegno concreto: pene più severe”. Piera Rosati, presidente della Lega nazionale per la difesa del cane, fa sapere che Lndc si impegnerà affinché Angelo non venga dimenticato, anche “grazie a un progetto promosso in partnership con Newscapes Entertainment per la realizzazione di un cortometraggio che racconti la vita del dolce e sfortunato randagio e, attraverso i proventi del film realizzato, possa aiutare i suoi fratelli abbandonati e maltrattati”. Gianluca Felicetti, presidente della Lav, in un tweet spiega che “ai condannati per l’uccisione di Angelo fanno più paura i 38mila euro da pagare alle parti civili, mentre agli animali i 6 mesi di loro lavoro nei canili”.