Dopo il piccolo bar di Monza, la grande pizzeria di Napoli. “Dal pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo arriva un segnale di attenzione verso i diritti degli animali che ci auguriamo possa essere seguito anche da altri ristoratori”. Lo hanno detto il consigliere campano dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e Gianni Simioli della trasmissione ‘La radiazza’, raccontando che “nella pizzeria di Sorbillo, in via Tribunali, non sarà permesso l’ingresso a chi indossa la pelliccia perché è un capo che dimostra, platealmente, la violenza gratuita con cui vengono trattati gli animali che addirittura vengono uccisi per poter creare abiti non certo indispensabili”. Sul web qualcuno avanza il sospetto che possa trattarsi di una bufala, e non è una battuta. Ma nei giorni scorsi, 800 chilometri più a nord, nel centro di Monza è accaduto davvero. Al bar Arengo, la proprietaria ha affisso un cartello con il disegno di una pelliccia sbarrata e sotto la scritta “Io non posso entrare. In questo bar si rispettano gli animali”. I clienti, tra cui gli avvocati del vicino tribunale, hanno preso la cosa dividendosi tra il sostegno all’iniziativa, l’indifferenza e il fastidio di qualcuno che non indossa pelle e pellicce ma non ritiene giusto discriminare chi lo fa. A Londra e New York, dove la coscienza animalista è molto sviluppata, sono molti i locali – non solo vegani – dove è vietato entrare se si indossano abbigliamento in pelle e pellicce. Anche a Napoli, comunque, pochi dubbi sulla bontà dell’idea: “Fortunatamente, la maggiore sensibilità verso i diritti degli animali ha portato a una drastica riduzione dell’uso delle pellicce, ma sono ancora tante le persone che le usano e, quindi, ben vengano iniziative come questa se servono a ridurre ulteriormente la vendita e l’acquisto di capi ormai fuori dal tempo” hanno aggiunto Borrelli e Simioli per i quali “la stragrande maggioranza dei clienti di Sorbillo, quasi tutti praticamente, hanno dimostrato di apprezzare l’iniziativa”.
