Piccola grande vittoria degli amanti dei cani a Trieste. Il negozio Eataly, aperto dal 17 gennaio in città, ha modificato la propria policy in fatto di accesso ai quattrozampe dopo le proteste della popolazione. Da oggi, tra gli scaffali e i tavoli apparecchiati di Eataly, possono entrare tutti i clienti pelosi, di ogni taglia, mentre prima l’accesso era consentito solo a quelli medi o piccoli. Unica eccezione la zona della frutta e verdura, dove la merce è esposta ad altezza di… muso. La ricetta del successo triestino è semplice: l’ingrediente fondamentale è l’apporto dei 22mila cani (e padroni) che vivono in città, insieme a una buona dose di mobilitazione social dei clienti, condito da una spruzzata di minaccia di boicottaggio. Il tutto amalgamato da una buona base normativa: il Friuli Venezia Giulia ha una legge regionale sul benessere animale (qui) che consente l’accesso degli animali domestici a esercizi pubblici, commerciali, luoghi aperti al pubblico, autobus e spiagge. L’assessore comunale con delega agli animali, Michele Lobianco, plaude sul Piccolo alla lungimiranza del tempio del cibo, “che ha fatto propria la sensibilità della cittadinanza sui temi degli animali”. Ma la politica di Eataly nei confronti dell’accesso ai cani non è uguale dappertutto. Da una piccola indagine telefonica condotta poco fa, a Milano non ci sono problemi per animali di piccola e media taglia. A Genova sono ben accetti, a meno che “non sfascino tutto”. A Torino Lingotto ammessi solo se di piccola taglia e nell’handbag di proprietà del cliente.
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