Suini che hanno il 25% di spazio a disposizione in più rispetto a quanto previsto dalla legge, e paglia o altri materiali analoghi per grufolare ed esprimere i propri comportamenti naturali. Scrofe che allattano i propri piccoli senza essere rinchiuse in una gabbia e piccoli che non subiscono castrazione chirurgica e taglio della coda senza anestesia durante i primi giorni di vita. Non sembrerebbe niente di eccezionale. Invece, per decine di migliaia di suini ogni anno, questi cambiamenti rappresentano una vita migliore e un esempio che dimostra che un modo di allevare gli animali più rispettoso del benessere animale è possibile e sostenibile. Succede grazie al lavoro del Settore Alimentare di Compassion in World Farming (Ciwf), che ha collaborato con l’azienda Fumagalli Salumi, già premiata con il Good Pig Award, per arrivare ad allevare maiali senza castrazione chirurgica e mutilazioni e con ulteriori accorgimenti che migliorano il benessere di questi animali. I prodotti raggiungeranno presto la grande distribuzione e sono gia’ disponibili presso i supermercati Esselunga. Nel 2014 la campagna “Siamodegni” di Ciwf, associata a una petizione che aveva raccolto ben 87mila firme, chiedeva suini allevati con maggiore dignità. In Italia la stragrande maggioranza dei 10 milioni di maiali vive condizioni di estrema sofferenza e, per alcuni aspetti, nemmeno conformi ai requisiti di legge, rinchiusi in spazi angusti, senza luce naturale, senza paglia o altri materiali analoghi, essenziali per esprimere i comportamenti naturali della loro specie. La coda viene tagliata dopo pochi giorni di vita e senza anestesia per impedirgli di mordersela (e magari morire di infezione) e viene praticata sistematicamente la castrazione chirurgica, anche questa senza anestesia. “Oggi il lavoro di successo del Settore Alimentare di Ciwf – recita un comunicato -, dimostra che queste sofferenze non sono necessarie. È possibile allevare i suini dando loro maggiore spazio, paglia e materiali simili, evitando allo stesso tempo che le scrofe siano rinchiuse in gabbia durante l’allattamento, e che i suinetti siano soggetti a dolorose mutilazioni”. Un’alternativa alla castrazione chirurgica esiste, infatti, ed è un normale vaccino, usato già da tempo in molti paesi d’Europa e del mondo. Il passaggio alle nuove condizioni è già iniziato e sarà completato, entro i prossimi 5 anni, per la totalità dei suini di Fumagalli. “Finalmente possiamo celebrare una vittoria fondamentale per i suini italiani, che segna il primo vero concreto passo verso la fine dell’allevamento intensivo di questi animali nel nostro paese”, dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia Onlus.
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